La scrittrice, docente alla Georgetown University, premiata dalla Federazione degli Abruzzesi in Usa
NEW YORK – E’ sabato 10 ottobre. Una bella giornata di sole, oggi, dopo l’acquazzone di ieri sera. La temperatura s’e’ abbassata, l’aria fresca. Tira un po’ di vento mentre ci rechiamo a Port Authority, Mario Fratti ed io, a prendere l’autobus per Boston. Come sempre un formicaio quel terminal, con gente che va e viene in un mondo sotterraneo dove s’arriva e si parte per ogni direzione degli States. Fila paziente al gate 84 per Boston, ordine rigoroso piu’ che in un aeroporto. Si sale sul Peter Pan Bus solo negli ultimi minuti che precedono la partenza, alle 8 in punto. Simpatica l’autista, una bella ragazza di colore che da’ notizie sul viaggio con ironia, informandoci che saremo a Boston per mezzogiorno e 20. Il lungo autobus verde, appena riaffiorato all’aperto dalle viscere del terminal, s’infila di nuovo nel Lincoln Tunnel che sottopassa l’Hudson River, il fiume che separa Manhattan dal New Jersey. Pochi minuti e siamo gia’ sulla riva opposta a prendere l’interstate 95, l’arteria che collega nord e sud dell’East Coast, collegando Miami a Houlton nel Maine, al confine con il Canada. Appena fuori New York l’arteria s’immerge in un’interminabile teoria di boschi, attraverso il Connecticut, Rode Island e Massachusetts, che in questo mese espongono uno straordinario ventaglio di colori, dal verde all’ocra, dal ruggine al cremisi fino alle varie gradazioni della sanguigna. Non c’e’ molto traffico andando verso Boston, salvo nei pressi di New Haven, dove la corsa rallenta un po’, giusto il tempo di farci apprezzare il profilo della citta’ e a destra il blu dell’oceano, in lontananza.
Perfetto l’orario d’arrivo a Boston. Ci accoglie risplendente la storica citta’ degli States, capitale culturale del paese per i numerosi atenei e college prestigiosi, basti pensare ad Harvard e MIT. Si sposano a meraviglia la finezza delle svettanti architetture moderne con le graziose fogge degli edifici in centro storico. Ne vediamo qualche esempio a North End, l’antico quartiere italiano vicino al porto, dove andiamo in Parmenter Street ad incontrare Domenico Susi, tesoriere della Federazione delle Associazioni Abruzzesi (FAA), vicepresidente del Comites e di recente nominato componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM). Con un caloroso abbraccio ci accoglie. Domenico e’ originario di Sulmona, patria di Ovidio, il piu’ grande cantore dell’Amore a Roma, finito in esilio sul Mar Nero, a Tomi. Ci da’ indicazioni sull’albergo, l’Ames Boston, proprio nel cuore della citta’, in Court Street, non distante dal suo affermato negozio di carni. Siamo a Boston su invito della FAA, ospiti nell’annuale meeting delle associazioni abruzzesi aderenti alla Federazione. La FAA, dal 1992 celebra questo importante evento sociale conferendo la Medaglia d’oro ad una personalita’ d’origine abruzzese che con il suo prestigio illustra l’Abruzzo negli Stati Uniti d’America. Mario Fratti, il grande drammaturgo aquilano che dal 1963 vive a New York, professore emerito della Columbia University e dell’Hunter College, fu il primo ad essere insignito del riconoscimento, 23 anni fa. Negli ultimi anni tre donne premiate: nel 2011 Gigliola Staffilani, eminente matematica al MIT, originaria di Martinsicuro, nel 2014 Annalisa Di Ruscio, ematologa e brillante ricercatrice ad Harvard, quest’anno Laura Benedetti, docente alla Georgetown University di Washington e scrittrice, per sei anni direttrice del Dipartimento di Italiano di quell’ateneo.
Con Laura Benedetti ci incontriamo al suo arrivo in albergo. E’ un incontro festoso di tre aquilani, un fatto che si carica sempre d’emozioni, ancor piu’ dopo che la meravigliosa citta’ capitale d’Abruzzo e “regina degli Appennini” nel 2009 e’ stata massacrata dal terremoto. Non solo la comunione delle origini da quel terribile 6 aprile connota gli incontri tra aquilani, ma anche un intenso sentimento d’appartenenza e d’identita’ civica. Questa occasione d’incontro e’ la prima tra Mario e Laura, che si conoscono per le rispettive attivita’ ma non ancora di persona. E dunque diventa subito una bella immersione nelle esperienze reciproche, nei meandri della letteratura, del teatro e dell’arte il loro colloquiare sapido ed amichevole, punteggiato di ricordi e di aneddoti piacevoli e divertenti che Fratti, uomo di teatro, sa dispensare con feconda gradevolezza. Nel colloquio spesso ritorna il pensiero per L’Aquila, per la sua rinascita, la speranza di vederla tornare al suo splendore. Parliamo dei suoi problemi attuali, ma anche delle opportunita’ che disegnano il suo futuro, se la sapienza dei suoi governanti sapra’ assecondare le spiccate vocazioni come singolare citta’ d’arte, cultura, ricerca scientifica, alta formazione, per i suoi valori paesaggistici ed ambientali, che la rendono unica. Un bel colloquio tra amici veri, snocciolato camminando tra le curiosita’ del Quincy Market e il tepore d’un caffe’ in un bar di quel luogo caratteristico, frequentato sopra tutto da moltissimi giovani e turisti.
E’ sera, siamo pronti per la cerimonia. Si va a Causeway Street, al Ristorante Filippo. Un’imponente scritta sovrasta il grande fabbricato di due piani, all’angolo di Congress Street: “In Italia tutte le strade portano a Roma, a Boston tutte le strade portano a Filippo”. La dice lunga sulla singolarita’ del personaggio. Filippo Frattaroli e’ originario di Sulmona, l’intera famiglia impegnata nella ristorazione. Empatico, spontaneo, gioviale’ Ha costruito sulla sua simpatia e sulla qualita’ della cucina italiana la cifra del successo del suo locale, conosciutissimo a Boston. L’interno e’ tappezzato d’immagini, foto, poster, ritagli di giornale ed altre memorie che illustrano la sua storia a Boston, ma anche le sue origini abruzzesi. Pitture murali lo raccontano tra volti di presidenti americani e tra questi il profilo di Filippo. Ma davvero originale e’ un manichino d’un uomo, in bilico orizzontale sotto il soffitto mentre lo dipinge. Nell’intenzione e’ un Michelangelo che adorna con il suo talento la Cappella Sistina. E’ Filippo che mi spiega l’arcano. E capisco con quale fantasia talvolta la nostra emigrazione ha scritto le proprie storie, senza troppo preoccuparsi della raffinatezza. E’ comunque interessante coglierne l’essenza, il sapore, l’improbabile versatilita’.
Il grande salone superiore e’ gia’ ricolmo di ospiti. Rosetta Romagnoli, presidente della FAA e per molti anni battagliera componente del CRAM, ci accoglie con grande entusiasmo, ringraziandoci per aver accolto il suo invito. Specialmente Mario Fratti, la cui presenza da’ ancor piu’ lustro alla manifestazione, con la sua fama mondiale d’autore teatrale e per essere egli il primo nome nell’Albo d’oro dei premiati. Sono presenti delegazioni delle associazioni abruzzesi aderenti alla Federazione, provenienti dal Massachusetts, dalla Pennsylvania e dalla California. Annunciata la presenza d’una delegazione dall’Abruzzo, un gruppo della Giostra Cavalleresca di Sulmona, rievocazione medioevale che in estate ogni anno richiama migl;iaia di turisti nel suggestivo contesto di piazza Garibaldi. E tuttavia, benche’ tutti gli ospiti delle associazioni siano gia’ presenti e puntuale l’arrivo del Console Generale d’Italia a Boston, Nicola De Santis, nessuna traccia della delegazione dall’Abruzzo. S’inizia. Domenico Susi, tesoriere della FAA, e’ anche speaker della serata. Chiede silenzio. Da una stanza adiacente al salone con squilli di chiarine entrano i figuranti della Giostra Cavalleresca nei magnifici costumi rinascimentali. Davvero una bella sorpresa per tutti. Susi, rivolgendosi al Console e agli ospiti tutti, esprime la soddisfazione della Federazione d’aver avverato un sogno, l’arrivo a Boston della Giostra Cavalleresca, che partecipera’ sfilando l’indomani al Columbus Day della citta’. Passa quindi la parola a Rosetta Romagnoli. Il programma prevede la consegna d’una borsa di studio, offerta dal benefattore Joe Pace, a Rachel Garland, distintasi negli studi della lingua italiana, la consegna di distintivi di merito alle associazioni, infine la cerimonia d’onore per insignire di Medaglia d’oro Laura Benedetti.
La presidente Romagnoli ha parole di grande ammirazione per Mario Fratti e Laura Benedetti. Una messe di congratulazioni e di auguri per Laura Benedetti sono pervenuti da ogni angolo d’America, da personalita’ ed associazioni abruzzesi. “Sono davvero lieta ed onorata – dice la presidente Romagnoli – insieme a tutti i componenti del direttivo della Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Usa, di avere come ospite insigne la prof. Laura Benedetti, docente di letteratura italiana alla Georgetown University di Washington e scrittrice. E di consegnarle, per unanime decisione, la Medaglia d’Oro che la FAA da 23 anni, ogni anno, conferisce a Personalità di origine abruzzese che con la loro opera negli Stati Uniti d’America illustrano e onorano l’Abruzzo, terra natale che tanto amiamo. La formazione e la vita accademica della prof. Benedetti trapunta un ricamo di luoghi – L’Aquila, Roma, Edmonton, Baltimora, Cambridge, Parigi e Washington – dove insieme al talento ella ha messo in comunione le radici profonde del suo sapere, della sua cultura, della sua umanità, in fondo della sua abruzzesità. La FAA è inoltre felice di annunciare la presenza di due illustri ospiti abruzzesi, il grande drammaturgo Mario Fratti, nostra prima Medaglia d’Oro nel 1992, e Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, infaticabile ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo. Questa eccezionalità consente di richiamare in tutti noi l’orgoglio delle nostre radici, l’amore per il nostro Abruzzo, infine l’affettuosa attenzione verso L’Aquila, colpita dal terremoto. La nostra solidarietà e la nostra vicinanza sono presenti in modo particolare proprio questa sera”.
Interviene il Console Generale, Nicola De Santis. “Saluto con sincero piacere la Federazione delle Associazioni Abruzzesi negli Stati Uniti. Alla comunita’ abruzzese va riconosciuto l’innegabile merito di aver saputo contribuire, nonostante le difficolta’ e i sacrifici iniziali, al progresso culturale, civile ed economico dei Paesi d’elezione, senza mai dimenticare la bellissima terra d’origine. La solidita’ dei valori unita con la tenacia e dedizione al lavoro sono comuni denominatori di tutte le comunita’ abruzzesi nel mondo. Sono questi valori che vi hanno permesso di conquistare la stima e il rispetto delle comunita’ straniere che vi hanno accolto e sono questi valori che continuate a trasmettere con orgoglio alle nuove generazioni. Desidero esprimere anche un sincero ringraziamento per la vostra continua azione in favore della promozione dell’insegnamento della lingua italiana, in particolare nelle scuole americane. La conoscenza della ingua italiana e’ fattore portante della nostra identita’ per trasferire cultura e senso delle radici alle generazioni future”. Il Console consegna quindi alla giovane Rachel Garland l’attestato di merito e la borsa di studio.
Tocca quindi a Mario Fratti presentare Laura Benedetti. Lo fa da par suo, il drammaturgo. Tesse una lode per la scrittrice, avendo fresca memoria della lettura del romanzo “Un paese di carta”, primo impegno nella narrativa della scrittrice, mentre numerosi sono i suoi libri di saggistica e gli articoli pubblicati. Fratti, dopo l’elogio all’associazionismo abruzzese per l’amore per le proprie radici culturali, con rapidi tratti descrive le qualita’ letterarie del romanzo di Laura Benedetti, citandone il personaggio principale, Alice, straordinaria figura di donna, ed invitando tutti a leggerlo. Chi scrive nel suo intervento esprime l’onore d’accompagnare due concittadini aquilani prestigiosi. Infine esprimendo la gratitudine dell’Abruzzo per i suoi emigrati. Ovunque sanno rendere onore alla terra che li ha generati. L’Abruzzo e’ orgoglioso dei suoi figli in America – e nel mondo intero – per la stima e il rispetto che hanno saputo conquistarsi nei paesi d’emigrazione, diventati per loro una seconda patria.
E’ il momento piu’ solenne della serata, la consegna della Medaglia d’oro della FAA a Laura Benedetti. E’ il Console Generale d’Italia a consegnare il riconoscimento. Prolungato l’applauso dei convenuti. Commosso il ringraziamento della prof. Benedetti. “Ringrazio Rosetta Romagnoli e la FAA per avermi conferito la Medaglia d’Oro. Riceverla è non solo un onore, ma anche una tappa significativa di questo mio itinerario che dall’Aquila ha attraversato il Canada, gli Stati Uniti e la Francia per concludersi, almeno per il momento, con un ritorno negli Stati Uniti, prima a Cambridge, e poi, dal 2002, a Washington. Non è stato un viaggio uniformemente facile o esaltante ma sempre formativo, sempre stimolante. In uno dei libri che mi erano cari quando ero giovane, Illusioni di Richard Bach, avevo trovato questa frase: “Per vivere libero e felicemente devi sacrificare la noia. Non sempre è un facile sacrificio”. Solo a vent’anni si può prendere sul serio la promessa di vivere “libero e felicemente”, però devo dire che la noia l’ho sacrificata, e volentieri, e che in questo mio percorso non mi sono mai annoiata. Qualcosa di questi viaggi, delle persone che ho incontrato, delle storie che mi sono state raccontate o che ho immaginato, rivive nel mio ultimo libro, Un paese di carta, la storia di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti. A differenza dei cinque libri che l’hanno preceduto, Un paese di carta è un romanzo, e mi ha dato la possibilità di esplorare, con la libertà della scrittura creativa, alcuni temi che mi sono cari, come la difficoltà e la necessità della comunicazione tra le generazioni, il linguaggio come elemento fondamentale della personalità, l’italianità come retaggio culturale (il “paese di carta” cui allude il titolo) contrapposta all’Italia delle cronache contemporanee, la ricerca dell’identità. La prima recensione l’ha definito un romanzo migrante, forse sotto l’influsso dei titoli di giornale che con particolare frequenza ci annunciano nuovi arrivi sulle coste italiane, spesso purtroppo nuove tragedie nel Mediterraneo. Non credo sia inutile ricordare che se siamo qui è perché siamo tutti migranti, perché per necessità o per curiosità ci siamo spinti oltre la terra in cui siamo nati, arricchendo il paese che ci ha dato accoglienza e arricchendoci moltissimo noi stessi, magari non immagazzinando beni materiali ma sicuramente accumulando incontri, esperienze, scambi, nuove lingue e nuove prospettive, e sviluppando una consapevolezza più profonda e complessa del nostro stesso essere italiani.”
“Ci sono esempi illustri di nostri connazionali – aggiunge la prof. Benedetti – che hanno affinato la loro percezione dell’Italia fuori dai suoi confini. Penso a Luigi Pirandello, che ha scritto la tesi di laurea sul dialetto della sua Girgenti mentre era studente in Germania; a Italo Calvino, che a Parigi ha scritto non solo alcuni dei suoi libri più famosi, ma anche un acuto commento dell’Orlando furioso; per non parlare degli esuli politici come Gaetano Salvemini e Arturo Toscanini, che tennero alto il nome dell’Italia nel periodo più buio della sua storia recente. Al di là dei nomi più famosi, siamo a migliaia, a milioni, a far parte di quest’ “altra Italia” – per citare il titolo di un libro di Goffredo Palmerini – che con talento e perseveranza si è affermata nei campi più diversi, dal teatro alla medicina, spesso infrangendo pregiudizi e stereotipi. Il mio legame con l’Italia è inseparabile dal mio lavoro, quello di trasmettere la lingua e la cultura italiana agli studenti americani e di guidarli così nell’esplorazione di un paese che è stato una vera fucina di esperienze letterarie, artistiche e musicali. È un lavoro che non si può svolgere in isolamento, ma che ha bisogno che una comunità, questa comunità, continui a coltivare la propria identità e la trasmetta alle nuove generazioni. Ed ha bisogno dell’attenzione delle autorità italiane perché, al di là delle dichiarazioni di principio, sostengano la nostra cultura attraverso iniziative concrete come la creazione di scuole in lingua italiana, borse di studio per studenti e insegnanti, organizzazione di mostre e convegni, e altre iniziative che mantengano e rafforzino questo legame così vitale ed essenziale tra la penisola e l’Italia che vive ed opera al di là delle Alpi e del Mediterraneo, con tenacia e dignità”. Altri omaggi alla prof. Benedetti vengono offerti dal presidente della Giostra Cavalleresca, Maurizio Antonini. La serata procede gradevolmente in convivialita’ e serena allegria. Il nostro rientro a New York l’indomani, mentre il sole tramonta specchiandondosi sui grattacieli affacciati sull’Hudson River.
Laura Benedetti e’ nata e cresciuta a L’Aquila. Dopo una Laurea in Lettere con il massimo dei voti all’Università “La Sapienza” di Roma, ha continuato i suoi studi in Nord America, conseguendo un Master of Arts alla University of Alberta e un Ph.D. alla Johns Hopkins University. Ha insegnato 8 anni alla Harvard University e dal 2002 alla Georgetown University, dove attualmente e’ professore ordinario, organizzando, come direttrice del dipartimento di italiano dal 2009 al 2015 numerosi convegni e seminari, spesso in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Washington D.C. Ha pubblicato, tra l’altro, una monografia su Torquato Tasso (La sconfitta di Diana. Un percorso per la “Gerusalemme liberata”), gli atti di due convegni (Gendered Contexts: New Perspectives in Italian Cultural Studies) e l’edizione di un trattato rinascimentale (Giovambattista Giraldi Cinzio, Discorso dei romanzi). I suoi articoli spaziano dalla letteratura medievale alla produzione narrativa più recente, che ha seguito da vicino per dieci anni quale curatrice della voce “letteratura italiana” per l’Encyclopedia Britannica Year in Review. Il suo volume, The Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in Twentieth-Century Italy, ha ricevuto nel 2008 il Premio Internazionale Flaiano per l’italianistica, mentre la sua traduzione inglese dell’ultimo lavoro di Lucrezia Marinella Esortazioni alle donne e agli altri se a loro saranno in grado (1645), corredata di un’introduzione e di un apparato critico di oltre quattrocento note, ha reso di nuovo accessibile questo rarissimo volume, ultima ed emblematica fatica di Lucrezia Marinella (1571-1653). L’ultimo suo lavoro e’ il romanzo Un paese di carta (Pacini Editore, Pisa, 2015) che traccia il percorso di tre generazioni di donne tra l’Italia e gli Stati Uniti. Per la sua attivita’ di studiosa e per il suo impegno nella diffusione della cultura italiana, Laura Benedetti e’ stata insignita nel 2014 del premio “Wise Woman” dalla National Organization of Italian American Women di Washington, D.C.
(a cura di Goffredo Palmerini)