Il Consigliere regionale ricorda che il progetto è stato sempre avversato dai cittadini e dalle istituzioni e sottolinea la necessità di individuare un tracciato alternativo al di fuori della dorsale appenninica incompatibile con l’opera per la sua alta sismicità
L’AQUILA – Il Consigliere regionale Leandro Bracco ha presentato un’interpellanza sulla Rete Adriatica del metanodotto Snam e centrale di compressione e spinta a Sulmona relativamente al tratto fra il capoluogo Peligno e Foligno.
Il documento è finalizzato a comprendere
“se si intenda ancora perseverare in questo lassismo e immobilismo soprattutto alla luce di quanto accaduto e ancora in atto nell’Appennino Centrale e nell’Aquilano”.
Il progetto:
la Snam Rete Gas nel gennaio 2005 ha presentato un progetto per la realizzazione di un gasdotto di 687 chilometri di cui il tratto Sulmona-Foligno di circa 168 Km. che si snoda sul crinale dell’Appennino centrale, area tra le più sismiche dell’intera Penisola e teatro di violenti scosse che il 24 agosto 2016, il 28 e 30 ottobre 2016 e il 18 gennaio 2017 hanno causato vittime e distruzione.
L’attività sismica inoltre è ancora in corso e interessa nuovamente il versante aquilano dopo il sisma del 2009, nell’area Montereale-Capitignano-Campotosto.
Bracco nel ritenere che
“il progetto è stato sempre avversato dai cittadini e dalle istituzioni anche attraverso numerosi atti deliberativi a tutti i livelli: dai Comuni, alle Province, alle Regioni e allo stesso Parlamento con la risoluzione dell’VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati del 26 ottobre 2011, tutti rivolti a impegnare il Governo nazionale ad assumere le iniziative necessarie per disporre la modifica del tracciato ed escludere la fascia appenninica al fine di evitare sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a durissima prova la vulnerabilità del metanodotto”.
In questo senso pone in evidenza il Consigliere di Sinistra italiana
“una parte rilevante dell’infrastruttura, compresa la stessa centrale, dovrebbe essere realizzata lungo l’Appennino centrale, in territori ad altissima sismicità, già colpiti da una serie di devastanti terremoti dal 2009 fino a oggi e che, per quanto attiene alla centrale di compressione da ubicarsi a Sulmona, zona sismica 1 , alta è l’attenzione dei sismologi per la vicinanza della faglia attiva del Monte Morrone alle due infrastrutture; faglia silente da oltre 1900 anni e per la quale è atteso un ritorno di magnitudo pari o superiore a 6.7 -7 gradi della scala Richter”.
Tutto ciò esporrebbe le popolazioni residenti a ulteriori gravi rischi in conseguenza della pericolosità di tali impianti, ha precisato Leandro Bracco
“soprattutto alla luce delle diverse esplosioni di metanodotti a seguito di eventi naturali, con feriti e distruzione delle aree circostanti (particolare gravità riguarda l’esplosione avvenuta in Abruzzo, a Mutignano di Pineto il 6 marzo 2015, a causa di uno smottamento di terreno)”.
Inoltre va considerato, secondo il Consigliere regionale, che
“l’opera ha una finalità commerciale, ovvero rivendere il gas proveniente dall’estero (in particolare dall’Azerbaigian attraverso il TAP) ad altri Paesi europei, malgrado le 5 risoluzioni con voto unanime di contrarietà all’opera, le 7 Delibere di Giunta, che negano l’intesa con lo Stato, sia sul metanodotto che sulla centrale di compressione e spinta, anche nell’ipotesi di alimentazione diversa da quella a gas”.
Pertanto l’interpellanza servirà a chiarire secondo, Bracco, se in seguito ai gravi eventi sismici verificatisi nel 2016-2017 nelle Regioni Abruzzo, Umbria, Marche e Lazio,
“la Giunta regionale non ritenga di assumere, unitamente ai Governatori delle altre Regioni coinvolte, un’iniziativa forte nei confronti del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, affinché il Governo nazionale, stante l’assoluta incompatibilità dell’opera con territori così altamente sismici, accantoni definitivamente il progetto, così come presentato dalla Snam e ponga in essere gli atti necessari al fine di individuare un tracciato alternativo al di fuori della dorsale appenninica”.