PESCARA – Il Presidente della Commissione Lavori pubblici Armando Foschi ha commentato ieri l’intervento dell’architetto Zazzara sul calice rotto dell’architetto Ito dicendo:
è evidente: il professor Lucio Zazzara non ha letto o non ha compreso le parole del sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia in merito allo spostamento del ‘Calice’ dell’architetto Toyo Ito. Il trasferimento in altro sito dell’opera non nasce da una volontà politica, ma da una richiesta della città che, a gran voce, e da mesi, chiede all’amministrazione di individuare una collocazione più idonea a un manufatto irrimediabilmente danneggiato e che non rappresenta l’immagine del territorio. Cittadini che ovviamente si rivolgono al loro sindaco e non certo a un docente universitario che ha dunque espresso la sua personale opinione, ma non certo la volontà popolare. Inoltre: mi sembra assurdo pensare di ricostruire quella struttura, sulla cui tecnica costruttiva a oggi non v’è certezza. Forse dimentica il professor Zazzara che quella struttura è costata alla città oltre 1milione di euro e un accordo capestro che aveva garantito la permanenza in città del cementificio per ben 15 anni. Forse lui lo dimentica, ma la città non lo ha scordato. Sarebbe interessante ora sapere dove il Comune dovrebbe pescare un altro milione di euro, magari chiederemo alla città se per un nuovo ‘calice’ è disposta a una nuova trattativa col cementificio, com’è accaduto in passato, o magari a rinunciare ai fondi per il sociale. In fondo è evidente come uno Huge Wineglass nuovo di zecca sia una priorità strategica per il futuro di Pescara.
Ha sottolineato Foschi:
il sindaco Albore Mascia è stato molto chiaro . La città ci chiede da mesi di togliere da piazza Salotto un manufatto danneggiato e non riparabile. L’amministrazione ha deciso di procedere seguendo le regole, dunque innanzitutto chiedendo il benestare del magistrato che si sta occupando del contenzioso aperto dal Comune con l’architetto Ito e con l’azienda realizzatrice di quello che è un prodotto industriale, la Clax Italia, perché forse Zazzara non lo sa, ma c’è già un procedimento giudiziario aperto sulla vicenda con una richiesta di risarcimento del danno patito da Pescara. Contestualmente ha avanzato una nuova ipotesi di localizzazione del Calice, che non andremo a gettare in un angolo nascosto di Pescara, ma, ed è solo un’ipotesi, nell’area antistante la Facoltà di Architettura dell’Università D’Annunzio dove lo vedrebbero ogni giorno migliaia di studenti, Università che non è il ‘mandante morale’ dell’opera, ma all’epoca aveva certamente propiziato e agevolato i rapporti tra l’architetto Ito e l’amministrazione comunale. E in alternativa si potrebbe collocare nell’area dei nuovi insediamenti prospicienti l’Università, vicino il complesso ‘Opera’ del gruppo Caldora. Non comprendo dove sia l’offesa o la lesa maestà in tale volontà che andrà discussa non con un docente, ma con il rettore dell’Università ‘D’Annunzio’ che è il primo rappresentante istituzionale dell’Ateneo. E forse Zazzara non lo sa, ma anche l’architetto Toyo Ito, progettista del calice, ha espresso per ben due volte il proprio consenso allo spostamento di una struttura che di fatto, a suo dire, non rappresenta il suo progetto e il suo lavoro, uno spostamento oggi necessario anche per ragioni di sicurezza. Invito dunque l’architetto Zazzara a non strumentalizzare una vicenda che tocca la sensibilità di una città che non deve e non può essere colpevolizzata perché chiede lo spostamento in altra zona di un parallelepipedo oggi posto nel centro del territorio, ma che è rotto e non può essere riparato. E ci sembra quanto meno risibile che l’architetto venga addirittura a dire che il Comune ha il ‘dovere’ di farsi ricostruire l’opera, magari chiedendo il sostegno di qualche mecenate a spese e sulla pelle della città com’è accaduto in passato.