SULMONA – Dal 2001 le vette dell’Appennino sono oggetto di uno studio di monitoraggio a lungo termine che analizza puntualmente l’andamento delle temperature e le conseguenze sull’ecosistema. Le evidenze dei risultati parlano chiaro: le montagne sono sempre più calde. Secondo lo studio GLORIA (GLObal Research Initiative in Alpine ecosystems) l’incremento in 20 anni è stato di + 1,29 °C in autunno e +0,88 °C come media annuale. Se questo trend continuasse, la temperatura media in alta quota in 50 anni salirà di +2,64 °C, più di quanto previsto come media nazionale.
Altri studi svolti sulla vegetazione di alta quota hanno inoltre evidenziato un aumento significativo della temperatura nell’ultimo secolo con una media di + 2,87°C in primavera e di + 4,38°C in inverno e un aumento della temperatura media delle minime in estate di 3,17°C.
Lo studio tutt’ora in corso – di ieri l’ultima spedizione in quota – è condotto grazie al supporto logistico e tecnico-scientifico del personale dell’Ente Parco Nazionale della Maiella e al supporto economico-finanziario e scientifico degli enti di ricerca della rete europea di monitoraggio ecologico del progetto GLORIA, una rete di enti che collaborano tra loro per consentire di rendere sostenibile la continuità di queste ricerche nel breve e medio termine, sia sul piano delle risorse umane che finanziarie.
“Il monitoraggio ecologico a lungo termine viene svolto in 64 aree permanenti collocate nel piano alpino del massiccio della Maiella e nel piano altomontano dei Monti del Matese”, spiega Luciano Di Martino, direttore del Parco Nazionale della Maiella. “Le principali attività di monitoraggio periodico riguardano fra gli altri la diversità e l’abbondanza della flora, la temperatura a livello del suolo, la dinamica del carbonio. Sono studi importanti a cui le istituzioni possono far riferimento per capire quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici sulle montagne italiane, ambienti fondamentali per preservare i servizi ecosistemici più importanti per il genere umano, come le risorse di acqua e aria”.
Le aree dove viene svolto il monitoraggio sono situate nella parte sommitale del massiccio della Maiella, che raggiunge con M. Amaro la sua massima elevazione 2794 m e dei Monti del Matese, la cui vetta più alta è M. Miletto (2040 m s.l.m.). Aree permanenti sono poi collocate secondo un gradiente altitudinale che va dal limite altitudinale superiore della mugheta alle praterie primarie.
Le temperature al suolo vengono registrate automaticamente ogni ora dal 2001 tramite data-loggers e periodicamente i dati vengono analizzati e pubblicati. Il censimento e la valutazione della copertura e abbondanza delle specie di piante presenti nelle aree permanenti avviene invece ogni 4-7 anni, nello stesso periodo per tutti i siti altomontani europei della rete GLORIA, per consentire di analizzare i dati in modo congiunto e fornire delle informazioni aggiornate e complessive sugli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi altomontani europei. “In questa estate 2022”, spiega Angela Stanisci, docente dell’Università del Molise, Responsabile scientifico in Appennino centrale del progetto GLORIA, “i ricercatori di 18 paesi europei stanno raccogliendo nuovi dati sulle principali catene montuose del continente, che serviranno ad aggiornare le conoscenze sul riscaldamento climatico e il suo impatto sugli ecosistemi di alta quota, e a caduta sui servizi ecosistemici che le montagne forniscono all’umanità”.
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