Ettore Zappacosta era il capitano della Compagnia B del 116° Reggimento della 29ª Divisione dell’esercito americano durante la seconda guerra mondiale. La sua compagnia si imbarcò, sulla nave da sbarco “SS Empire Javelin”, da Weymouth-Portland per dirigersi verso “Omaha Beach”. Era il 6 giugno 1944. Lasciata la “SS Empire Javelin” salirono sui mezzi da sbarco e il capitano Zappacosta era il primo uomo al fronte. Avvistata la spiaggia pare che chi la manovrasse, visto l’incessante fuoco nemico, disse: “: “Non posso andare oltre. Abbasso la rampa” e fu allora che il capitano Zappacosta avrebbe tirato fuori una Colt 45 dicendogli “Per Dio porterai questa barca dritta dentro” (Avrebbe costretto il pilota a avvicinarsi di più alla riva sotto il fuoco tedesco perché riteneva determinante poter percorrere il minor spazio possibile esposti al fuoco avversario). Quando la rampa fu abbassata il capitano Zappacosta fu il primo a scendere. Venne immediatamente colpito. Il medico Thomas Kenser lo vide sanguinare dal fianco e dalla spalla. Kenser, ancora sulla rampa gli gridò: “Cerca di farcela! Sto arrivando”. Ma il capitano era già morto. Sparì tra le acque e il suo corpo fu poi rinvenuto sulla spiaggia. Nelle motivazioni dei numerosi riconoscimenti “alla memoria” si leggeva: “Zappacosta condusse valorosamente i suoi uomini in battaglia sulla scia della devastazione di “Omaha Beach”. Il suo sacrificio finale portò alla libertà della Francia, dell’Europa e del resto del mondo”. Il Capitano Ettore Zappacosta riposa nel cimitero “Holy Cross” di Yeadon, in Pennsylvania.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
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