I lavori realizzati durante il workshop d’arte contemporanea, a cura degli artisti Stefano Arienti e Giuseppe Pietroniro, saranno esposti oggi presso l’ex Convento delle Clarisse
CARAMANICO TERME (PE) – Una settimana all’insegna dell’arte si concluderà oggi, domenica 27 luglio, all’ex Convento delle Clarisse di Caramanico Terme con l’opening della mostra “Ritratto a mano”.Alle 18.30, i tutor Stefano Arienti e Giuseppe Pietroniro, presenteranno i lavori degli artisti Anna Messere, Cristina Pancini, Elisa D’Urbano, Francesca Racano, Fabio De Meo, Fabiola Faidiga, Isabel Wiegand, Daniele Giuliani, Giovanna Petrocchi, Cristiana Pacchiarotti, Alessandro Picchione, Sacha Turchi, provenienti da tutta Italia e che martedì scorso sono arrivati in Convento per partecipare al workshop d’arte contemporanea. Durante il laboratorio gli artisti si sono messi alla prova con la rappresentazione di sé attraverso le forme comunicative dell’arte contemporanea, utilizzando le nuove tecniche insegnate dai maestri di richiamo internazionale Arienti e Pietroniro. Il materiale attraverso il quale esprimersi è la carta, trasformata liberando i propri sensi, soprattutto quello tattile, che va ad unirsi all’esperienza che va affinandosi.
Elementi come creatività, esperienze di vita, sensorialità, manualità, fondamentali per un artista, si sono intrecciati nell’essere di ogni partecipante e che si sono riflessi nelle loro creazioni. Dall’affascinante location, immersa nel cuore del Parco Nazionale della Majella, affacciata sulla Valle dell’Orfento, gli artisti hanno tratto la loro ispirazione tra momenti meditativi e scambio di idee, liberando il loro più intimo estro artistico. “Ritratto a mano” vuole essere il primo degli appuntamenti annuali al Convento delle Clarisse di Caramanico con artisti di respiro internazionale, dedicato all’arte contemporanea. Un’idea nata e portata avanti da Angelo Bucciacchio e curata con Giuliana Benassi, Alessandra Meo e Chiara Marini, in collaborazione con l’Associazione Residenze Teatrali.
IL PROGETTO – Il workshop-laboratorio propone una direzione d’indagine volta a riflettere sull’opera d’arte, come possibilità d’incontro, come esperienza nel senso pieno del termine, in quanto azione determinata dalle condizioni di vita che il soggetto sperimenta interagendo con l’ambiente. Attraverso la coscienza stessa dell’artista si intende lavorare sulla possibilità del racconto di sé, sull’identità e sui modi con cui è possibile rappresentarsi e raccontare se stessi in relazione alla società. Una possibilità di “comunicazione” tra chi è dentro se stessi e chi si trova a passarvi davanti, creando un ponte che metta in collegamento questi due mondi, che difficilmente riescono ad entrare in contatto. Il progetto intende riscoprire la continuità fra l’esperienza estetica e il normale processo di vita; ritornare alla radice esperienziale e alla tradizionale analisi materica. Recuperare il senso della manualità significa valorizzare non solo l’artificio del fare, e quindi del senso tattile, ma principalmente educare l’occhio ai vari valori che può offrire la percezione. Il materiale con cui viene composta un’opera appartiene al mondo comune e tuttavia il sé assimila quel materiale in modo peculiare così da farlo riemergere in una forma che costituisce un nuovo oggetto. Protagonista del laboratorio sarà la carta. Materiale versatile e ricco di proprietà che se trasformata da mani esperte può conquistare livelli estetici di notevole interesse. Grana, morbidezza, duttilità, luminosità sono solo alcuni degli aspetti attraverso cui la carta si offre all’uso. Raccontarsi attraverso l’utilizzo pratico di questo strumento ci da l’opportunità di riflettere attraverso un modo percettivo diretto, senza passare dunque attraverso canali che hanno a che fare con la logica. Uno strumento che ci offre l’occasione di stimolare, riattivare e farci vivere la nostra creatività senza coercizioni e per il solo piacere di esprimerci appieno.
GIUSEPPE PIETRONIRO – Giuseppe Pietroniro indaga continuamente il senso del limite, categoria connaturata all’uomo e al tempo. Limite della visione, limite dello spazio, limite della relazione tra uomo e uomo. Il valore aggiunto della sua ricerca consiste nella capacità di Pietroniro di raccontare una dimensione filosofica ed esistenziale attraverso l’uso di oggetti quotidiani, sapientemente modificati per creare illusioni ottiche e artifici formali. La sua formazione gli ha permesso di maturare la giusta distanza intellettuale tra idea e forma per elaborare opere che giocano con il doppio. Si muove attraverso diversi linguaggi espressivi: dall’installazione alla fotografia, al disegno. Nel suo lavoro l’artista sintetizza, in maniera sottile e consapevole, elementi che provengono da differenti tradizioni, dal minimalismo americano all’arte povera, dagli esperimenti concettuali fino ad una forma di post moderno. Sempre centrale alla sua produzione artistica è la riflessione sullo spazio, sul vuoto e su come i luoghi abbiano il potere di trasformare chi li abita o li attraversa.
STEFANO ARIENTI – La ricerca di Stefano Arienti affronta molti dei temi legati al complesso “sistema della visione” nella convinzione che la pratica artistica possa contribuire a risvegliare le percezioni sopite dalla sovraesposizione agli stimoli a cui siamo sottoposti. In tal modo si rivolge allo spettatore coinvolgendolo in un processo mentale indipendente, critico e consapevole. Arienti utilizza e manipola materiali di uso comune sperimentando ed elaborando di volta in volta tecniche e metodologie inedite. Piegando, traforando o bruciando la carta, cancellando testi ed immagini, ricalcando stoffe e fotografie, l’artista lascia entrare il pubblico nel suo mondo dominato da atti apparentemente ripetitivi, gesti ludici presi in prestito dai bambini, dalla leggerezza e dal gioco. La sua indagine investe anche il materiale e le tecniche attraverso i quali le immagini sono costruite e presentate. Così un libro può essere trasformato in un volume plastico, un fumetto in un cilindro, un disegno può recuperare la forma plastica che prima, in quanto disegno, mimava.