Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. che aggiunge: “la miscela esplosiva è da una parte la campagna cosiddetta umanitaria che vorrebbe “svuotare le carceri” e dall’altra i provvedimenti decisi dal Governo in materia giustizia che consentirebbero le misure alternative con gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico destinate a un numero di detenuti decisamente ridotto. Se alla delusione, specie nella popolazione carceraria che ha sulle spalle molti anni di detenzione, quindi appartenente a gruppi di criminalità organizzata, si aggiunge – come scrive il Capo della Polizia – come da noi segnalato da tempo, “un possibile appoggio esterno da parte delle famiglie dei detenuti e di gruppi anarchici” la situazione diventa ancor più preoccupante”. Dobbiamo purtroppo constatare – dice Di Giacomo – che se Il Dipartimento per la pubblica sicurezza invita prefetti e questori a “dare impulso all’attività informativa al fine di acquisire notizie utili a calibrare l’attività di governo e di gestione dell’ordine pubblico” nessun provvedimento è sinora previsto da parte dell’Amministrazione Penitenziaria che, come è già accaduto in occasione della prima ondata di rivolte che ha palesato la presenza, espressa da magistrati, di una “regia occulta”, continua a non saper gestire. C’è una sola strada per prevenire e per prepararsi a fronteggiare la nuova situazione che si profila: impiegare l’Esercito Italiano, con compiti di polizia, fuori degli istituti penitenziari con compiti di presidio e predisporre gruppi di intervento di polizia penitenziaria dotati di pistola taser per gestire eventuali rivolte nelle carceri. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’arrivo del migliaio di nuovi agenti previsto dal Ministero con il nuovo concorso di reclutamento – da formare in attività pratiche e non da mandare allo sbaraglio – non può risolvere la situazione esplosiva. Al punto in cui siamo – afferma Di Giacomo – non possiamo avere più fiducia nell’Amministrazione Penitenziaria e continuiamo a rivolgerci direttamente ai Prefetti anche perché sia accertato nelle carceri il pieno rispetto delle norme di prevenzione che il Governo ha deciso e che non possono valere solo fuori gli istituti penitenziari. A noi risultano – conclude il segretario del S.PP. – già circa 70 casi di colleghi in servizio nelle carceri dell’intero Paese e una quindicina di detenuti positivi al COVID 19. Numeri che dovrebbero far scattare misure straordinarie per bloccare e prevenire il contagio per evitare un’emergenza sanitaria con conseguenza catastrofiche”.
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