Con questo termine si definisce chi, volontariamente, si prende cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza a causa di severe disabilità.
Le prestazioni sono rese a titolo gratuito e volontario, in funzione di legami affettivi.
Una scelta d’amore, diffusa in tutte le famiglie, ma che deve essere valorizzata e sostenuta dallo Stato.
Il caregiver familiare, nei casi di maggior impegno assistenziale, deve farsi carico dell’organizzazione delle cure e dell’assistenza; può trovarsi, dunque, in una condizione di sofferenza e di disagio riconducibili ad affaticamento fisico e psicologico, solitudine, consapevolezza di non potersi ammalare, per le conseguenze che la sua assenza potrebbe provocare.
Il sommarsi dei compiti assistenziali a quelli familiari e lavorativi, provoca spesso possibili problemi economici, frustrazione e compromette i diritti fondamentali: quelli alla salute, al riposo, alla vita sociale e alla realizzazione personale.
Inoltre, l’impegno costante del caregiver familiare, prolungato nel tempo, può mettere a dura prova l’equilibrio psicofisico del prestatore di cure ma anche dell’intero nucleo familiare in cui è inserito.
La risoluzione per il caregiver familiare, presentata dalla consigliera Emanuela Ferretti, è una piena e formale adesione alla proposta di legge 2128, ferma alla Commissione lavoro del Senato, che aspetta da un anno di essere discussa.
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