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Carlo Masci: “La Nuova Pescara si caratterizzi come città del benessere”

da Redazione

PESCARA – Carlo Masci Coordinatore  Provinciale  di Forza Italia interviene con la seguente nota sul dibattito relativo alla Nuova Pescara:

In questi giorni s’infiamma il dibattito sulla Nuova Pescara, nessuno che faccia politica su questo territorio può esimersi dall’esternare il proprio pensiero in relazione a una scelta che genererà una organizzazione urbana di istituzioni e servizi totalmente diversa rispetto a quelle in cui fino ad oggi sono vissute le tre comunità.

Il primo punto da cui partire è il Referendum  del 2014 in cui i cittadini hanno espresso la volontà di centrare l’obiettivo di unire le tre realtà urbane.

Se la democrazia ha ancora un senso, se il voto ha ancora un valore, come noi pensiamo che sia, bisogna seguire la chiara indicazione uscita dall’urna, un SÌ netto, deciso, indiscutibile, venuto fuori peraltro da una massiccia partecipazione.

Quindi la Politica, almeno quella che non guarda agli “Interessi di bottega” deve, e sottolineo deve, prendere un’unica strada, quella segnata dal popolo, accompagnando queste tre città verso un matrimonio ineludibile.

La Politica che deve unire non può dividersi sul come e sul quando, ma ha l’obbligo morale di mettere in campo tutta la propria forza per produrre una sintesi tecnico-istituzionale equilibrata e ponderata che eviti il rischio, che si nasconde dietro un “grande esperimento” come quello che stiamo vivendo, di generare un Frankenstein, un mostro a tre teste in cui si accentuino le differenze e appaiano più evidenti le negatività.

Dobbiamo avere la capacità di esaltare le peculiarità di ciascuna delle tre articolazioni urbane, di fare in modo che l’una sappia trarre dall’altra gli elementi giusti per superare le proprie criticità sedimentate nel tempo.

Una logica di complementarità positiva che riesca a fare da moltiplicatore delle opportunità che prendono forma man mano che si costruisce la casa comune.

In una visione avanzata Montesilvano, con i suoi cinquemila posti letto, deve svolgere naturalmente la funzione di area turistica della Nuova Pescara, non certamente diventare un’estesa periferia senza controllo.

Così come Spoltore, con il suo territorio in buona parte vergine, può dare alla Nuova Pescara quegli spazi di vivibilità di cui una città ambiziosa del terzo millennio non può fare a meno per migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi.

Prendiamo spunto soltanto dal dibattito che si è aperto sullo Stadio. In un’ottica di territorio rinnovato ha senso costruirlo a ridosso di quel prezioso giacimento di ossigeno che è la Pineta dannunziana, o è auspicabile estendere lo sguardo altrove, proprio a Spoltore in spazi più funzionali e urbanisticamente meno impattanti, per creare la città dello Sport?

D’altronde Pescara ce l’ha nel suo DNA lo spirito di cambiamento, è nata da una fusione, è stata la città dell’accoglienza dei tanti che dall’Abruzzo e oltre sono arrivati in questa terra dalla posizione ideale e sono diventati pescaresi.

Certo, oggi non ci sono i D’Annunzio e gli Acerbo del 1927, ma la sfida della Storia non possiamo, tutti, non raccoglierla.

Pensiamo a come la Nuova Pescara potrebbe esaltare la propria immagine e trarre ricchezza da un lungomare infinito che nella sua propaggine nord arriverebbe a vantare una pineta di 180.000 mq, un lungo polmone verde oggi trascurato e spento.

La Pescara del 1927 nacque attorno ai Palazzi del Potere di piazza Italia, la Nuova Pescara potrebbe già darsi una caratterizzazione proprio attraverso la creazione di un grande “vuoto urbano” che parta dal Parco Nord e si estenda alla Pineta, alla Spiaggia e al Mare, un’amplissima oasi ambientale che accarezzi i cittadini e segni in maniera netta la sua vocazione di città del benessere.

Seguendo il dibattito che si sta sviluppando in questi giorni, però, si ha l’impressione che ci sia chi ha interesse ad appuntarsi una stelletta formale sul petto, saltando a piè pari i problemi reali, e chi si diverte a giocare a Risiko con le città abruzzesi dando in pasto all’opinione pubblica impraticabili suggestioni istituzionali.

Da una parte il Governo regionale che, dopo aver messo nel dimenticatoio questo argomento per oltre tre anni, mostra oggi una frenesia amministrativa esagerata (ed esasperata)

e accelera vertiginosamente senza ascoltare la voce dei territori, ipotizzando una fusione fredda da realizzare in pochi mesi condotta dalla burocrazia di un commissario e non da chi rappresenta realmente le comunità, dall’altra chi alimenta polemiche campanilistiche, che riemergono come zombie dal passato, sapendo che non produrranno nulla se non una sterile logomachia che lascerà strascichi in una Regione che ha ancora ferite dolorose per le catastrofi naturali subite, aggravate dall’incuria dell’uomo.

Se vogliamo veramente raggiungere il traguardo di una nuova città mettiamo da parte rigidità eccessive sul quo modo, ascoltiamo gli Organi istituzionali per un atterraggio certo, morbido e sicuro, che non lasci indietro nessuno, e dicendo ciò non mi riferisco certo alle poltrone dei politici, ma alla necessità di partorire decisioni che garantiscano presenze istituzionali sui territori per avvicinarle concretamente al profondo disagio sociale nel quale vivono oggi le persone, evitiamo di soffiare strumentalmente le trombe della demagogia.

Tutti sanno, infatti, a cominciare da chi come me è nato e vissuto sempre a Pescara, che la nostra città non ha mai avuto bisogno di inseguire i sogni per crescere, svilupparsi ed essere la locomotiva d’Abruzzo, a maggior ragione non ne avrà bisogno quando sarà altro e di più rispetto all’attualità.

In Italia una fusione così importante non è mai stata realizzata, occorrono responsabilità, coscienza, sensibilità, competenza e tempo (quello giusto per realizzare bene cose complesse) per superare i confini esistenti e affacciarsi verso nuovi orizzonti, evitando di cadere sugli ostacoli che già si appalesano lungo il percorso.

 

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