Organizzato dall’Ordine dei Geologi della Campania si occuperà della bonifica e delle possibilità di sviluppo dei SIN ed in particolare verrà analizzato e denunciato lo stato di degrado in cui versa il litorale domizio- flegreo
CASTEL VOLTURNO (CE) – Si terrà il 25 novembre,a Castel Volturno,un importante Convegno organizzato dall’Ordine dei Geologi della Campania,sui Siti di Interesse Nazionale e la bonifica in programma. All’incontro saranno presenti geologi, ingegneri e operatori di settore, il Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania, Francesco Peduto, Salminen Reijo della Geological Survey of Finland , Benedetto De Vivo dell’ Università Federico II di Napoli, Marinella Vito Direttore Tecnico di ARPA Campania, Michele Di Natale, Preside della Facoltà di Ingegneria della Seconda Università, Fabio Pascarella dell’ISPRA , Giuseppe Gisotti, Presidente della SIGEA , Giuseppe Comella, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori “Pascale” di Napoli .
Alla vigilia di tale Convegno, Francesco Russo , Vice Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania ha delineato il preoccupante quadro italiano per l’impatto ambientale degli inquinanti presenti in tali siti e soprattutto per la ricaduta ,sulla salute delle popolazioni, della contaminazione dei territori in cui vivono:
in Italia più 9 milioni di cittadini vivono in territori contaminati . Ben 57 sono i Siti di Interesse Nazionale. Urge un Piano Nazionale per le bonifiche che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie e alleggerimento degli iter procedurali degli organi di controllo locali. Devono essere prese decisioni coraggiose ed impopolari.
Non c’è regione italiana che non abbia nel suo territorio almeno un sito contaminato. Il primato lo detiene la Lombardia, con ben 7 aree, seguita dalla Campania con 6, da Piemonte e Toscana con 5, da Puglia e Sicilia con 4. La Campania insieme alla Sardegna condivide, inoltre, il primato delle regioni dove ci sono le aree contaminate più vaste (in totale 345.000 ettari in Campania e 445.000 ettari in Sardegna), il Molise invece, rappresenta la regione con meno superficie contaminata (solo 4 ettari).
L’evento è in programma in una città simbolo come Castel Volturno con esperti e scienziati di fama internazionale. Lo scopo del convegno è quello , attraverso un analisi dello stato dei luoghi, di denunciare lo stato del degrado in cui versa il litorale domizio- flegreo e nel contempo la poca sensibilità da parte delle istituzioni sul tema bonifiche. Avremo dati recentissimi illustrati direttamente da coloro i quali hanno condotto le ricerche e ci confronteremo con l’esperienza finlandese.
Ha dichiarato Giorgio Onofri, consigliere dell’Ordine dei Geologi della Campania ed esperto del settore :
in Italia ci sono 57 SIN, perimetrati dal 1998 in poi sulla base di diverse leggi la cui perimetrazione ricopre circa il 3% del territorio nazionale. I Comuni inclusi nei SIN sono oltre 300, con circa 9 milioni di abitanti. Differiscono dagli altri siti contaminati anche perché la loro procedura di bonifica è attribuita al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che può avvalersi anche dell’ISPRA, delle ARPAT e dell’ISS ed altri soggetti. I contaminanti maggiormente presenti all’interno dei SIN sono: diossine, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, solventi organo clorurati e policlorobifenili (PCB). I SIN sono in generale zone industriali dismesse, aree in cui l’attività industriale è ancora attiva, porti, ex miniere, cave, discariche non conformi alla legislazione, discariche abusive. La gravità della contaminazione in queste zone, con rilevanti impatti ambientali, sanitari e socio-economici, ha fatto sì che esse venissero prese in carico dallo Stato, con stanziamento di fondi ad hoc per la loro messa in sicurezza e bonifica.
Durissimo e chiaro, Francesco Russo nell’affermare che:
ad oltre dieci anni dall’adozione del DM 471/99, che fissava le procedure per l’effettuazione delle bonifiche, i risultati sono molto deludenti. La questione bonifiche non può prescindere dal più ampio concetto di “danno ambientale”causato dagli inquinanti localizzati nelle aree di cui è nota la contaminazione e l’esigenza di una pronta bonifica. L’inquinamento di acque, aria, suoli e le conseguenti ricadute sanitarie sulle popolazioni interessate, si estende infatti ben oltre quel 3% di territorio nazionale dichiarato inquinato. Sicuramente devono essere prese decisioni coraggiose ed impopolari: la fine della gestione emergenziale, un Piano Nazionale per le bonifiche dei Sin che miri a investimenti legati ad efficienza e sostenibilità, certezza sulle risorse finanziarie da parte del governo e soprattutto un alleggerimento degli iter procedurali degli organi di controllo locali, che troppo spesso rappresentano un vero ostacolo all’avvio delle attività di bonifica.