COLLEDARA – S. GABRIELE (TE) – Riceviamo e pubblichaimo la nota del Cda dell’Editoriale Eco in riferimento a quanto emerso su alcuni quotidiani, circa la chiusura della Tipografia della società Editoriale Eco srl:
1) Dal 1° luglio 2015 il settore tipografico dell’Editoriale Eco è stato dato in affitto alla società “Nova Cartotecnica” di Mosciano Sant’Angelo (TE). Alla medesima data anche i 6 dipendenti addetti al settore tipografico dell’Editoriale Eco sono passati alla “Nova Cartotecnica”, senza soluzione di continuità e alle medesime condizioni contrattuali. Agli stessi, su specifica richiesta, è stato già liquidato il TFR e il rateo di tredicesima maturati al 30 giugno 2015. La società subentrante ha manifestato un vivo interesse per la possibilità di implementare la sua attuale attività e svilupparla ad un livello che l’Editoriale Eco non poteva raggiungere anche solo per garantire gli attuali livelli di occupazione.
Infatti il motivo principale della cessazione dell’attività tipografica da parte dell’Editoriale Eco va individuato nello stato di crisi in cui versa l’azienda da alcuni anni, a causa soprattutto della forte diminuzione di commesse lavorative. Per ovviare a questo già da qualche anno la società stava facendo ricorso alla cassa integrazione, ma questo non è servito a risanare i bilanci.
2) Nonostante tutto, dopo un approfondito esame da parte dei responsabili dell’Editoriale Eco, non erano emerse soluzioni intermedie all’unica ipotesi di cessare l’attività tipografica e licenziare i 6 dipendenti. Fortunatamente qualche mese fa si è presentata una opportunità unica nell’interesse dei dipendenti e dell’Editoriale Eco. E’ stata individuata una ditta disposta a rilevare i macchinari con tutta l’attività tipografica e a prendere in carico i 6 dipendenti addetti alla suddetta attività. In questa maniera si è cercato di tutelare al meglio il posto di lavoro dei 6 dipendenti.
3) E’ bene ricordare che l’Editoriale Eco, proprio per garantire i posti di lavoro dei 6 dipendenti, si è impegnata per 10 anni a stampare la rivista “L’Eco di san Gabriele” presso la stessa ditta e addirittura ha concesso anche un congruo prestito alla ditta per permettere l’avvio della nuova attività, garantendo così al meglio i posti di lavoro. In ultimo, proprio a dimostrazione dell’attenzione dell’Editoriale Eco, proprietà dell’istituto dei Passionisti, verso i dipendenti e le loro famiglie, l’Editoriale Eco sta valutando la concessione di un sostanzioso contributo “una tantum” a ogni dipendente per compensare il disagio iniziale dovuto al cambiamento della sede lavorativa.
4) Ai responsabili dell’Editoriale Eco sembra proprio di aver fatto il massimo per tutelare i dipendenti. Chiedere altre garanzie (alcune delle quali pretestuose) da parte dei dipendenti e dei sindacati, sembra proprio una cosa fuori dal mondo. Quale ditta avrebbe agito alla stessa maniera? O piuttosto, di fronte a una crisi, non avrebbe licenziato i dipendenti, senza pensarci due volte? Tutto si può accettare, ma sentir affermare da parte dei dipendenti che quello dell’Editoriale Eco sarebbe ”un atteggiamento poco corretto” significa misconoscere volutamente quello che la società ha fatto a loro tutela. Si sa, la riconoscenza non è di questo mondo, ma c’è un limite a tutto.
5) Infine, non voler riconoscere anzitutto che si sono salvaguardati 6 posti di lavoro (e di questi tempi non è cosa da poco!), significa da parte dei sindacati continuare a speculare e non capire che l’unica alternativa al trasferimento dell’attività tipografica alla nuova società era il licenziamento dei dipendenti. Se i sindacati vogliono davvero tutelare i lavoratori, faranno bene a togliersi i paraocchi che li obbliga a vedere solo un lato del problema e addossare le colpe sempre a una parte. In questa maniera non si fa certo l’interesse dei lavoratori, ma solo si guarda al proprio tornaconto e al ritorno di immagine, ma sulla pelle dei lavora