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Cellino Attanasio, tra fede e folklore: “Lu Giuviddì Sande”

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CELLINO ATTANASIO (TE) – La celebrazione “Lu Giuviddì Sande” di Cellino Attanasio (Te) quest’anno si svolgerà il 27-28 Marzo e il 5 Aprile. La manifestazione, organizzata dall’associazione Eco tra i Torrioni, con il patrocinio di Regione Abruzzo, Provincia di Teramo e Comune di Cellino Attanasio, prende il nome dall’antico canto di questua tipicamente della settimana santa in uso nelle vallate dei fiumi Piomba e Vomano dove, gruppi improvvisati di cantori si recavano per le case e per le vie del paese intonando canti inneggianti la Resurrezione del Cristo, ripercorrendo il suo Calvario.

Le esibizioni si concludevano con doni in natura, uova, pizze di pasqua e soprattutto con il tipico dolce: “Lu Castelle” l’antenato dell’uovo di Pasqua bagnato con vino cotto locale.

Questi tipi di canti rientrano nell’ambito dei canti “di cerca”, di questua come il Sant’Antonio in Abruzzo, il San Lazzaro in Puglia e Sant’Agata in Sicilia.

A differenza di quest’ultimi però Lu Giuviddì Sande, con la scomparsa dei cantori più anziani si è andato perdendo, lasciando alle spalle una tradizione millenaria, che sistematicamente si andava ripetendo anno dopo anno, Pasqua dopo Pasqua.

Tra le genti del territorio era un giorno diverso dagli altri nella Settimana Santa, si legavano le campane e si iniziava la cerca per le case con canti di questua narrativi della Passione di Gesù Cristo, dal tradimento di Giuda alla Resurrezione. Al “Gloria” della Messa solenne si suonano e poi “s’attacche li campane” da questo momento riprenderanno il normale funzionamento al “Gloria” della sera del Sabato Santo.

I più anziani del posto usano abbinare al silenzio delle campane un faticosissimo digiuno “Lu trapasse” che fatto per sette anni consecutivi, così dice la credenza religiosa, ha la capacità di purificare eternamente un’anima cara nel Purgatorio. Il prete incarica giovani del posto durante questi giorni di silenzio a girare per le vie del paese con il classico strumento popolare, in sostituzione delle campane, “lu ciuccule” per annunciare le varie funzioni religiose.

In tema con la notizia è  la poesia di Caldora Caterina, che vogliamo offrire ai nostri lettori  per dare un piccolo contributo alla conoscenza del dialetto abruzzese e della sua forza espressiva, con un invito, dunque, a non dimenticare le nostre tradizioni, anzi a rivalutare le nostre origini, la nostra identità.

LA PASQUE

La matine, prima jorne,

s’à bbijate Matalene

Suspirenne  a lu Seppulgre

A do’ steve Criste morte.

“A dònn’a vì accuscì preste?”

J’à ddummanne l’urtelane.

“A piagne Criste, maramè!

Giuviddì l’onne ‘nchiuvate

Lu Majestre, lu ‘Nnucente!”

E ‘na luce a la ‘mpruvvise:

“Areturnete , Marie;

‘Nnanze a tè se trove Criste.

‘Nciele l’angele fa’ fèste

‘Nghe li Sante ‘ncumpagnie”.

Currete,currete, gente !

Li campane sone ‘a fèste,

la campagne s’è ‘nfiurate;

Ride pure l’Addulerate!

(Caldora Caterina)

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