Protagonista di uno degli incontri il Prof. Stefano Trinchese, Preside della Facoltà di Lettere Ud’A, autore del volume “Adriatico contemporaneo”.
Il Museo della Marineria di Cesenatico, grazie alla collaborazione del Prof. Maurizio Ridolfi (Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Tuscia – Viterbo), ha ritenuto interessante proporre al pubblico tre incontri con altrettanti storici che hanno posto il mare al centro della loro ricerca e riflessione, autori o curatori di libri usciti di recente che rivolgono lo sguardo al mare e in particolare, ma non solo, all’Adriatico. Si legge nel comunicato degli organizzatori:
la storia è molto spesso passata attraverso il mare, dove si sono misurate tra loro le potenze economiche e militari degli stati, e dove hanno vissuto e intrecciato i loro scambi culturali e sociali tutte le civiltà; malgrado ciò, sono relativamente pochi i libri italiani di storia marittima.
A dispetto di chi voleva gli italiani “popolo di navigatori”, il mare, al contrario, non è mai stato al centro della nostra cultura storica e letteraria, e nemmeno delle abitudini sociali e sportive, dove si parla tuttalpiù di vacanze estive in spiaggia. La vicenda del rapporto tra gli italiani e il mare, dunque, resta ancora in gran parte da indagare. Nell’ambito dei suddetti incontri, promossi dal Museo della Marineria di Cesenatico,rientra la conferenza del Prof. Stefano Trinchese, Preside della Facoltà di Lettere Ud’A, autore del volume Adriatico contemporaneo.
Rotte e percezioni del mare comune tra Ottocento e Novecento, a cura di Stefano Trinchese e Francesco Caccamo(editore,Franco Angeli, 2008). Gli studi sull’Adriatico tendono a privilegiare il mare nostrum romano o il golfo di Venezia tardo-medievale e moderno, o altrimenti a spostarsi sulla più immediata attualità.
Questo volume, nel quale sono raccolte le ricerche compiute da un gruppo di giovani studiosi nell’ambito di un progetto Interregionale coordinato dal comune di Pescara, si concentra invece sui grandi cambiamenti sopraggiunti con l’epoca contemporanea. È infatti tra Ottocento e Novecento che si consuma la crisi delle grandi entità multietniche e dinastiche che per secoli avevano esercitato la loro influenza sulla regione, l’impero asburgico e quello ottomano, entrambi in certa misura eredi della Repubblica di Venezia.
Al loro posto si affermano nuove entità legittimantesi sulla base del principio di nazionalità o del diritto all’autodeterminazione, ma troppo spesso animate da disegni espansionistici se non egemonici. Si tratta di un periodo nel quale lo spazio adriatico perde definitivamente la sua unità, per cadere preda di tensioni etniche e di contrasti ideologici; un periodo al quale bisogna comunque tornare a guardare per lasciarsi definitivamente alle spalle le divisioni del passato e per ridare centralità al “canale adriatico”, imprescindibile collegamento tra Europa e Mediterraneo.