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Chieti, al Marrucino va in scena “Il caso Dorian Gray”

da Redazione

CHIETI – Venerdì 2 marzo alle ore 21.00 al teatro Marrucino di Chieti in piazza Valignani, 7,andrà in scena “Il caso Dorian Gray”: un modo diverso di leggere (e vedere) il capolavoro di Oscar Wilde.

La  pièce di Giuseppe Manfridi è inserita nel cartellone del Contemporaneo curato da Stefano Angelucci Marino. La storia della letteratura ha abituato il lettore a focalizzare la propria attenzione solo su Dorian Gray, il raffinato e cinico dandy protagonista dell’omonimo romanzo di Oscar Wilde, che tanto successo ebbe nella seconda metà del XIX secolo; ne “Il caso Dorian Gray”, invece, Giuseppe Manfridi, autore della pièce, sono tre i personaggi che si contendono la stessa unica storia che, per ragioni diverse, riguarda ciascuno di essi.
I tre sono Henry, Basil e appunto Dorian. Sofisticato e fatuo come un vero dandy, il primo; morboso e solitario, il secondo; vanitoso e perfido il terzo. In questa reinvenzione drammaturgica dell’opera, dunque, il ruolo del giovane Gray si equipara a quello degli altri due in uno smontaggio della trama narrativa ripensata nei termini di un’indagine processuale. Al centro dell’inchiesta, un mistero dall’intreccio tanto articolato da non essere noto, nella sua interezza, a nessuno dei tre. Henry, Basil e Dorian si avvicenderanno, così, in una serie di deposizioni corrispondenti ad altrettante visioni dei fatti. A tre punti di vista che, congiunti, offriranno allo spettatore la chiave di questo formidabile enigma, teatralmente concepito come una virtuosistica partitura per attore solista.
L’incalzare del ritmo, sempre più marcato nel passare da un movimento all’altro, è tale da far maturare una suspense imprevista, e le atmosfere gotiche in cui matura la vicenda finiranno ben presto con l’assumere i connotati di un noir senza precedenti.
«L’eterna bellezza – ha detto della pièce il regista, Pino Micol – la giovinezza dalla pelle liscia conservata per sempre, il corpo esentato dagli insulti del tempo; le brutture destinate a tutti gli uomini indistintamente, trasferite in un quadro, unica vittima dell’infernale clessidra. Sogno faustiano di impossibile realizzazione e per questo almeno per una volta, concepito e vagheggiato da chiunque, appunto come sogno. E se succedesse? Quali terrori, quali compromessi estremi, quali baratri di incubi senza risveglio? Difficile raccontare l’impossibile. Tentiamo di esorcizzare le paure legate all’evento spaventoso giocando a riproporlo in teatro, unico luogo in grado di reggere l’impossibile, unico luogo in cui un attore, impasto di realtà e sogno diventa uno e tre personaggi confrontandoli, diventando ora l’uno ora l’altro, senza aver paura di presentare la verità di ognuno come la verità assoluta; sempre e comunque in bilico fra lucidità e follia».

 

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