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Chieti, Vignali: “É importante che la processione si faccia”

da Redazione

Processione Venerdì Santo a Chieti

CHIETI – “In questi giorni di quarantena da Coronavirus, l’opinione pubblica teatina sui social è stata scossa dalla notizia dell’annullamento della Processione del Venerdì Santo di Chieti a causa dell’epidemia. Sbagliato annullare la Processione del Venerdì Santo, in passato in tutti i periodi di pandemia si facevano tante processioni per invocare la protezione e il favore divino, è un simbolo che rafforza la coesione nelle difficoltà. Nei momenti più difficili un Popolo, una Nazione, una Comunità cercano solitamente di farsi forza e di unirsi dietro un simbolo che li accomuna che a Chieti è la sua antichissima processione“. Lo riferisce lo storico teatino Cristiano Vignali che prosegue: “La Processione del Venerdì Santo è amata da tutti coloro che si definiscono Teatini sia essi credenti che non credenti, una sorta di “amuleto” contro le sciagure, le pestilenze e le disgrazie per la città che da quando si fa (842 d.C.), non conosce distruzioni (l’ultimo sacco dei Franchi di Pipino Carlomanno risale all’ 801 d.C.). Quest’anno, sarebbe la prima volta nella storia che la processione del Miserere di Selecchy salta.

Ma, la verità è che l’uomo moderno, col relativismo culturale imperante, non ha più le certezze della vita eterna e quindi non crede più che la morte sia solo un passaggio verso un’altra vita, perciò mette il materialismo scientifico al di sopra di ogni cosa e non riesce nemmeno più a vedere la preghiera in modo collettivo, ma la vede sempre più come un momento soggettivo e individuale.

Esiste la convinzione che pregare privatamente e pregare insieme siano la stessa cosa, ma così non è. In gruppo si crea una atmosfera mistica, quasi magica, che ci rende più forti e in grado di affrontare meglio le gravi difficoltà della vita. L’importanza della “dimensione pubblica della fede” è condivisa da numerosi e autorevoli intellettuali, tra cui lo storico cattolico Franco Cardini che recentemente ha criticato la “divinizzazione della scienza” che ha portato alla “perdita del senso di sacro”.

L’uomo moderno ha tagliato le radici che lo tenevano in contatto col trascendente, appena le certezze della scienza vacillano, tende a non vedere più alcuna speranza, è esclusivamente la paura il sentimento che prevale, mentre in passato, esisteva la granitica convinzione che tutto fosse sovrastato dalla volontà divina.

Oggi, finanche le autorità religiose hanno vietato la processione per pregare Dio (anche in forma simbolica), affinché ci liberi dalla epidemia, questo perché la fede religiosa, la spiritualità del cittadino zoppica, la fede è fragile e soggettiva, perciò l’epidemiologia moderna ha solo messo in risalto queste carenze.

Molti teatini hanno compreso il senso della mia proposta di fare anche se in maniera simbolica l’antico rito, almeno facendo uscire e rientrare subito le statue del Cristo e della Sacra Vergine come nel 1944 durante l’occupazione militare, in perfetta sicurezza e senza pubblico. Le due statue potrebbero essere seguite solo dall’Arcivescovo, dal Sindaco e dal Governatore del Sacro Monte dei Morti. Un altoparlante potrebbe oltre alle preghiere, scandire le note registrate del Miserere di Selecchy. Il breve e simbolico giro potrebbe essere intorno alla Cattedrale di San Giustino. Se i portantini delle immagini sacre non rispettano le distanze di sicurezza anti – Covid19, potrebbe bastare anche un solo crocifisso all’inizio del corteo. L’importante è che la processione si faccia.

Pertanto, per non annichilire così la Pietas religiosa del Popolo Teatino spero che le autorità ci ripensino e trovino un modo come celebrare ugualmente l’antico rito per unire idealmente in questo momento così difficile tutta la comunità teatina. Sarebbe anche il funerale collettivo per chi non ha potuto averlo al tempo del Coronavirus”.

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