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Chiodi: “questo clima irrespirabile di ‘caccia alle streghe’ mina profondamente l’immagine del Presidente della Regione Abruzzo”

da Donatella Di Biase

Il Presidente si dichiara sdegnato e  amareggiato per l’enfasi con cui giornali e locandine hanno riportato una notizia falsa, offensiva al punto da ledere la sua dignità. Intanto l’ordine dei Giornalisti interviene con una nota sul “caso”

L’AQUILA – Il presidente della Regione Abruzzo, e Commissario per la Ricostruzione, Gianni Chiodi, commentando le voci di ieri sera e stamane su presunti coinvolgimenti nell’inchiesta G8 e appalti all’Aquila, si è così espresso:

sono sdegnato e profondamente amareggiato per l’enfasi con cui giornali e locandine hanno riportato una notizia falsa, offensiva al punto da minare la dignità di chi sta lavorando tra mille difficoltà in una situazione già di per sé drammatica. E’ inaccettabile  anche la strumentalizzazione che si sta facendo sull’attività degli organi inquirenti che hanno il compito, giustamente, di sentire chiunque possa avere una qualche conoscenza dei fatti su cui si sta indagando. Va da sé che questo clima irrespirabile di ‘caccia alle streghe’ mina profondamente l’immagine del Presidente della Regione Abruzzo. Ma si rassegnino perché tutto il mio operato amministrativo è sempre all’insegna della più cristallina legalità.

Chiodi rivolge poi un appello ai media:

spero ci sia l’onestà intellettuale, oltre che deontologica, affinché gli organi di stampa riservino al presidente Chiodi lo stesso clamore per annunciare che non c’è assolutamente nessuna bufera che lo riguardi. Vorrei, invece, poter lavorare per il bene della mia terra e della mia gente con la serenità e la dignità che spettano a chi ogni giorno s’impegna duramente tra mille problemi, ma sempre con grande spirito etico, riuscendo tra l’altro ad ottenere risultati unici per la nostra regione. E mi riferisco, in primis, alla riduzione dell’indebitamento o al riordino della Sanità. Traguardi lodevoli che molti fingono di ignorare ma che ci vengono puntualmente riconosciuti da testimoni esterni. E’ il caso di Repubblica, testata non certo di parte.

Infine, il presidente  tocca gli affetti personali:

da Roma, dove mi trovo per una tre giorni di intensi contatti, ho dovuto rassicurare la mia famiglia e le mie figlie, preoccupatissime per una notizia che non ha il minimo fondamento. E questo non è umanamente sopportabile. Non è accettabile.

La  posizione dell’Ordine dei giornalisti sul “caso” Chiodi si evince dalla seguente nota:

la  verifica attenta di una notizia, prima della sua diffusione, rappresenta l’abbicci della professione giornalistica. Il semplice rincorrersi di “voci” non giustifica la diffusione di notizie senza il preventivo, necessario riscontro: nel dubbio, è meglio non diffondere una notizia incerta che rischiare di diffonderne una non veritiera, perché alla base della nostra professione esiste sì il diritto “insopprimibile dei giornalisti alla libertà di informazione e di critica” ma limitato “dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui”. Così come è obbligo dei giornalisti “il rispetto della verità sostanziale dei fatti”. Le notizie diffuse sul conto del presidente della Regione, Gianni Chiodi, non sembrano rispondere a questi elementari e basilari doveri professionali dei giornalisti, ed ha quindi ragione di dolersene pubblicamente.

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