Trovati diversi punti critici. Di Dionisio: «Pochi tratti completati, si entra e si esce continuamente». Marchese «Accelerare subito i lavori»
PESCARA – «Ha ragione il rapporto sul cicloturismo in Italia realizzato da Isnart-Unioncamere e Legambiente quando descrive questo settore come “componente essenziale della ripresa del settore turistico all’indomani dell’epidemia da Covid-19”, ma occorre sapere che in Abruzzo esistono ancora tante criticità per il completamento del tratto della ciclovia Adriatica, che pure figura in cima al gradimento del popolo delle due ruote». Lo afferma il responsabile regionale di CNA Turismo Abruzzo, Gabriele Marchese, commentando i dati diffusi ieri del rapporto. L’Abruzzo, non è un mistero, sarà attraversato da quella che, una volta realizzata, potrebbe essere una delle ciclovie più lunghe d’Europa. Una volta realizzata. Perché allo stato attuale delle – stando all’avanzamento dei lavori effettivi sul percorso – ben difficilmente potrà essere a disposizione degli amanti della bici in poco tempo. E così Claudio Di Dionisio, che di CNA Turismo è presidente regionale, e nella vita svolge proprio l’attività di accompagnatore ciclo-turistico, è salito in sella alla sua bici: pedalando ed armato di macchina fotografica ha documentato quelli che si presentano ancora come vistosi “punti neri” dell’infrastruttura.
Il suo, di fatto, diventa una sorta di reportage meticoloso e dettagliato, realizzato oltretutto in uno dei tratti più suggestivi dell’intero percorso: «Sono partito dal Pontile di Francavilla direzione San Salvo. Nei primi 3 chilometri, fino al confine con Ortona, esiste una parziale e vecchia ciclo-pedonale realizzata sul marciapiede e non conforme alle normative CEE. Dal confine nord, da Francavilla al porto di Ortona non esiste nulla per circa 13 chilometri. Una volta arrivati al porto, fino all’imbocco con la riserva Acquabella, per circa un chilometro e mezzo esiste una ciclo-pedonale; ma dalla riserva Acquabella, per circa altri 3 chilometri che comprendono una galleria, non c’è ancora nulla. Una volta arrivati a San Vito Chietino, dopo 6 chilometri, e fino a Contrada Portelle esiste la pista con piccoli pezzi non ultimati, ma come si arriva alla galleria del promontorio dannunziano la pista si blocca di nuovo».
Scenari non dissimili una volta oltrepassati i luoghi cari al Vate: «Da qui in poi la pista presenta diversi blocchi e pezzi mancanti, principalmente in prossimità delle gallerie, che sono tutte chiuse. Così si oltrepassa Fossacesia Marina e si arriva a Torino di Sangro, dopo circa 8 chilometri: dalla vecchia stazione ferroviaria, per circa 3 chilometri, la pista è inesistente, con un tratto di oltre 200 metri crollato per le mareggiate. Una volta rientrati a Lido Le Morge, si torna per un paio di chilometri e mezzo sulla pista, in prossimità di Finisterrae a Casalbordino Lido, per poi tornare a interrompersi di nuovo per circa 4 chilometri fino a dopo il centro Vacanze Poker. Da questo punto in poi, invece, la pista diventa bellissima e per circa 8 chilometri, fino a Punta Aderci, corre su stabilizzante battuto per preservare il territorio della riserva e forma una lunga lingua bianca che si addentra fino al punto panoramico di Punta Aderci». Ultimi flash per lo sprint finale: «Dopo Punta Aderci la pista non esiste per circa 4 chilometri, fino alla Spiaggia della Canale; da lì in poi esiste quasi integralmente fino a Marina di Vasto, con le eccezioni delle gallerie tutte chiuse, per altri 4 chilometri. Qui ci si immette sulla vecchia ciclo-pedonale che arriva finalmente a San Salvo dopo circa altri 4 chilometri».
Dunque, su un tratto di 65 chilometri passati al vaglio, ce ne sono ancora una trentina da completare, con tratti altamente critici: e il conseguente obbligo, per il ciclista, di reimmettersi sulla Statale 16 tra Tir e pericoli d’ogni sorta. «Questo è lo stato delle cose – conclude Marchese – e al netto di altre considerazioni che pure andrebbero fatte sulla parte a nord di Francavilla, è evidente che questo segmento dell’offerta turistica abruzzese stenterà a decollare se non ci sarà ora un’accelerazione dei lavori da parte dei diversi soggetti appaltanti».