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Città Sant’Angelo, al Teatro Comunale lo spettacolo: “Gli Stivali del Gatto”

da Redazione

Da oggi fino a mercoledì andrà in scena la nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Classemista

Cgatto con gli stivaliITTA’ SANT’ANGELO (PE) – Continua con successo la “vetrina” teatrale proposta dal Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con il Comune di Città Sant’Angelo.

Va in scena per tre giorni, lunedì 20, martedì 21 e mercoledì 22 marzo, alle ore 10.30, presso il Teatro Comunale di Città Sant’Angelo, la nuova produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, in collaborazione con Classemista, “Gli Stivali del Gatto”  liberamente ispirato alla favola omonima di Perrault, con Santo Cicco, Martina Di Genova e Roberto Mascioletti, scene e costumi Antonella Di Camillo e Daniela Verna, musiche e canzoni di Paolo Capodacqua, ideazione e regia Mario Fracassi.

Lo spettacolo, inserito nell’ambito della rassegna “Crescere a Teatro”, che nasce con l’intento di avvicinare i ragazzi allo spettacolo dal vivo per renderli, nel tempo, un pubblico teatrale attento e critico, si presenta come uno scherzo leggero e irridente, dove tutte le situazioni che possono prestarsi alla risata, allo sberleffo, al nonsense e all’effetto comico sono amplificate ed accentuate dagli interventi dei personaggi come in una sorta di viaggio fantastico, con il trionfo della bizzarria e del gioco.

Lo spettacolo

“Abbiamo voluto leggere in questa fiaba – spiega il regista Mario Fracassi- un riferimento esplicito alla Maschera e alla Commedia dell’Arte, trasformando il costume del “Gatto con gli stivali” (che indossa il giovane ragazzo) in una sorta di costume che rimanda all’idea di un Pulcinella o un Arlecchino.

E’ il regno del divertimento puro, è sorpresa, è un lavoro leggero e ironico. Sì, è una storia dove trionfa la fantasia delle trovate continue, degli equivoci e del surreale, dove la Commedia dell’Arte si mescola con l’avvicendarsi delle storie, dove l’allegria ed il grottesco la fanno da padroni.

Ma non temete: alla fine, anche stavolta, non solo salveremo la Principessa (è una favola, no?) ma quasi quasi le troveremo anche marito. O no.

Un giovane e sfortunato ragazzo si traveste da Gatto (assumendo su di sé il ruolo dell’eroe e, dunque, del bambino), usando l’astuzia e l’inganno, si procura ricchezza e felicità facendosi beffe del potere costituito; tale potere è rappresentato da un Orco da operetta…
Il ragazzo, terzo figlio di un povero mugnaio, riceve in eredità una maschera e un vestito da gatto. Naturalmente è disperato, ma, quando capisce il valore dell’eredità che il padre gli ha lasciato…

Nella commedia c’è un re, con due grandi problemi che non lo lasciano invecchiare in pace:sua figlia, la principessa, rifiuta tutti i numerosissimi pretendenti perché aspetta il vero amore per sposarsi e in tutto il regno non c’è più traccia di un coniglio, il piatto preferito del vecchio re.

Il re ha a sua disposizione molti cacciatori, ma nessun uomo caccia meglio del gatto con gli stivali che riesce a catturare molti conigli, e ogni giorno ne fa dono al sovrano da parte del suo padrone, il marchese di Carabàs (che poi è sempre il ragazzo con la maschera da gatto).

Sia il padre che la bella e nubile figlia sono sempre più curiosi di conoscere il loro benefattore e arriva il giorno in cui il Gatto accetta di condurli da… lui. Il ragazzo è ben felice di presentarsi come marchese di Carabàs e anche di sposare la principessa, ma un nobile deve possedere ricche vesti, terre e un castello!

Il regno confinante appartiene al terribile orco Popanz di cui nessuno conosce il vero aspetto, poiché Popanz è capace di infinite metamorfosi; proprio sfruttando le doti magiche e lo stupido orgoglio dell’orco, il gatto lo induce a trasformarsi in un topolino e se lo mangia in un sol boccone”.

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