CITTA’ SANT’ANGELO (PE) – Dopo 34 anni sarà esposta al pubblico la zanna di elefante antico “Palaeoloxodon antiquus” rinvenuta in Contrada Fonte di Moro durante i lavori per la costruzione dell’autostrada Adriatica e dei successivi lavori condotti dai proprietari del terreno per l’impianto di un vigneto.
Il progetto di allestimento curato dal Comune di Città Sant’Angelo in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell’Abruzzo verrà presentato il 19 luglio alle 18,30 presso il Museo Civico “Luigi Chiavetta”, dopo un lungo e delicato intervento di restauro a cura del Laboratorio di Paleontologia della Soprintendenza. Le analisi dello stato di conservazione avevano rilevato una profonda frattura longitudinale e lo sfaldamento delle lamine concentriche di avorio fossile.
Le operazioni di restauro si sono svolte in varie fasi: consolidamento strutturale profondo mediante infiltrazioni di collante fluido effettuate in più cicli; pulitura della superficie esterna con bisturi, specilli e impacchi di acetone; consolidamento e incollaggio delle lamine concentriche distaccate; ricostruzione di alcune parti mancanti; immersione in una soluzione consolidante; stuccatura e relativo trattamento cromatico delle parti ricostruite.
É grazie all’interessamento dell’Amministrazione di Città Sant’Angelo che la zanna nel 2011 è stata riscoperta nei magazzini del Municipio frazionata in tre porzioni in condizioni di forte degrado.
Restano misteriose le motivazioni del mancato affidamento della zanna all’Istituto di Paleontologia dell’Università di Napoli “Federico II” che allora era stato incaricato del suo recupero dalla Soprintendenza.
La zanna giaceva all’interno di depositi alluvionali del Pleistocene superiore databili tra 125.000 e 75.000 anni fa. Non deve meravigliare la presenza di questi reperti paleontologici, poiché durante il Quaternario tra 2.600.000 e 75.000 anni fa, l’Abruzzo fu popolato da grandi mammiferi come i rinoceronti, gli ippopotami e gli elefanti. I loro resti fossili sono stati ritrovati nelle conche interne occupate da estesi ambienti lacustri, lungo la fascia collinare attraversata come oggi da ampie vallate fluviali, e lungo la costa dove erano presenti vaste paludi.