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Coldiretti, troppi cinghiali: “Occorre una filiera controllata”

da Redazione

cinghiale2Fastidiosi “ladri” di cibo, ma alle volte anche aggressivi e dannosi. Coldiretti propone alla Regione un programma di controllo e contenimento della specie

ABRUZZO – “Basta provvedimenti-tampone, servono strategie condivise e volontà politica. Ognuno, in base a competenze e responsabilità deve compiere il proprio dovere”.

Imperativo categorico che parte da Coldiretti Abruzzo su un problema di cui si è parlato a lungo. Tanto, troppo. La fauna selvatica prolifera incontrollata: in particolare i cinghiali. Arrecano infatti problemi enormi sia all’economia agricola – con danni accertati per un milione e mezzo di euro l’anno – sia alla sicurezza pubblica: incidenti stradali all’ordine del giorno, per non parlare di vere e proprie “invasioni” condotte ad abitazioni; rubano cibo, ma non solo: sono bestie pericolose per l’incolumità dei cittadini. In Abruzzo, oggi si deve fare i conti con un’ emergenza cui però, nessuno è ancora capace di far fronte. Dopo anni di proposte e manifestazioni varie, Coldiretti Abruzzo torna nuovamente all’attacco: è stata formulata una proposta all’assessorato regionale all’Agricoltura, chiamato ad agire -possibilmente- in modo definitivo.

Queste le proposte formulate alla legislazione nazionale:

  • Prevedere una quota massima del 5% (e non del 30%, come adesso) del territorio agro-silvo-pastorale da destinare alle aree di ripopolamento e cattura in mancanza di parchi e del 20-30% in presenza di aree protette;
  • Prevedere indennità per i proprietari o conduttori dei terreni inclusi nel piano faunistico regionale ai fini della gestione della caccia;
  • Ampliare i periodi e le giornate di caccia relativamente ad alcune specie (in primis il cinghiale) qualora ci sia squilibrio tra fauna e flora;
  • garantire una gestione dei Parchi che valorizzi l’attività agricola.

Alla Regione invece è chiesto di:

  • revocare la delega attribuita alle Province per riportarla alla Regione istituendo un unico ufficio;
  • prevedere il risarcimento del 100% dei danni arrecati da tutta la fauna selvatica (e non come ora del 24%, e solo per i cinghiali);
  • Istituire l’osservatorio faunistico regionale;
  • Eliminare le aree di ripopolamento faunistico: la legge nazionale prevede infatti che non si possa superare il 30% di territorio protetto finalizzandolo alla tutela della fauna: per cui, essendo in Abruzzo la superficie a Parco del 33%, tutto ciò che è in eccesso è nei fatti illegale;
  • Ridurre le aree non vocate alla fauna selvatica.
  • Maggiore coinvolgimento del mondo agricolo nelle attività di controllo e gestione della fauna selvatica.
  • Creazione di una filiera della carne di cinghiale per trasformare il problema in una grande opportunità.

Secondo Coldiretti, gli enti pubblici competenti continuano ingenuamente a sottovalutare il fenomeno o comunque, promettono senza mantenere alcunchè. “Sul territorio abruzzese c’è gran squilibrio tra la fauna e la flora selvatica” – evidenzia il direttore di Coldiretti Abruzzo – Non abbiamo bisogno solo di recinzioni ma di interventi mirati, definitivi. In Abruzzo, manca la “volontà” e il coraggio di arginare la presenza eccessiva di animali selvatici.

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