TERAMO – Fare squadra; coinvolgere tutti i livelli istituzionali; ampliare la mobilitazione all’intero perimetro regionale e non solo sul nostro territorio. Questi sono i passaggi che il Sindaco Gianguido D’Alberto ritiene ineludibili, per scongiurare l’attuazione del Decreto col quale il Governo ha cancellato il collegio elettorale di Teramo.
“Tutti i livelli istituzionali – sostiene D’Alberto – devono ora mettersi insieme, trasversalmente, in una prospettiva condivisa: dall’assemblea dei Sindaci, che ho chiesto al Presidente della Provincia di convocare entro dieci giorni, ai parlamentari; tutti siamo chiamati collegialmente a rappresentare al Governo questa che è una questione di vitale importanza; perché abbiamo poco tempo e dobbiamo manifestare con una forza comune, la reazione decisa a uno dei più gravi schiaffi che il nostro territorio abbia ricevuto”.
Per il Sindaco, la questione non deve però essere ridotta a battaglia del solo territorio teramano: “Così si rischia di non trovare risposta; abbiamo la necessità che la vicenda assuma una dimensione regionale, perché il fatto che venga indebolita un’area, svilita nella sua dignità politica e di rappresentanza, non può essere un problema isolato al territorio interessato. Se davvero la classe politica abruzzese vuole ritenersi degna di rappresentare tutta la regione, deve reagire in modo compatto, perché nell’eventuale attuazione del Decreto, sicuramente perde Teramo ma non ne esce bene l’Abruzzo nel suo complesso”.
La prospettiva indicata dal Sindaco è che, a causa dello svilimento della rappresentanza e della rappresentatività della provincia di Teramo, l’intera regione apparirebbe comunque molto debole, perché evidentemente non in grado di difendere un’area che merita pari dignità, dal punto di vista politico e istituzionale.
I margini per intervenire tecnicamente ancora esistono, perché in conseguenza delle recenti elezioni amministrative, è avviata la discussione parlamentare per la revisione della legge elettorale e, di conseguenza, per la modifica del Decreto. A questo proposito, il Sindaco D’Alberto ha idee chiare: “Bisogna superare l’attuale legge elettorale e applicare il sistema proporzionale con soglia di sbarramento, sul modello tedesco. In questo momento storico, questa è la soluzione più coerente e adeguata per razionalizzare il nostro sistema parlamentare; una soluzione che consentirebbe tra l’altro, nel nostro specifico caso, di recuperare il collegio; obiettivo che comunque noi continueremo a percorrere, a prescindere dalla legge elettorale”.
Si pone, in questa vicenda, il tema annoso del rapporto tra rappresentanza e territorio; sostiene ancora Gianguido D’Alberto: “La nostra classe politica si è fatta sentire pochissimo negli anni, soprattutto quando si è accettato, attraverso il meccanismo delle liste bloccate, che i candidati del territorio venissero scelti a Roma; è un tema che viene da lontano e oggi abbiamo da affrontare questa conseguenza, che è una vera emergenza politica e istituzionale. Questo è l’ultimo e forse più pesante frutto della perdita di forza del nostro territorio: si discute della perdita formale di rappresentanza e rappresentatività che però abbiamo già consumato, per mancanza di autorevolezza nei tavoli romani. E’ mancato il rapporto stretto col territorio e sono mancate la competenza, l’autorevolezza e la consapevolezza dei ruoli istituzionali che si andavano a ricoprire. Insomma, Teramo città capoluogo, sconta un forte difetto di rappresentanza, certo non da oggi”.
Il Consiglio Comunale di Teramo nei mesi scorsi aveva approvato all’unanimità una delibera di forte contrarietà al Decreto, trasmessa a tutti i livelli istituzionali, in cui veniva chiesta anche l’immediata convocazione dell’assemblea dei Sindaci. Nel frattempo, D’Alberto ha interloquito con tutti gli altri livelli istituzionali, dai consiglieri regionali ai parlamentari.
“E’ il momento di tornare a fare pressione, prima che sia troppo tardi. Dobbiamo prendere in mano la questione, anche con azioni eclatanti. Ma bisogna parlare chiaro: se a livello parlamentare e governativo si resterà sordi, questa battaglia rischierà di essere senza risposta. Dobbiamo chiamare subito alla massima responsabilità i nostri rappresentanti che vivono nel luogo istituzionale della decisione. Chi deve decidere, oggi non si può chiamare fuori, e chi lo fa, dovrà assumersi la responsabilità non solo di non aver difeso non un’area fondamentale ma l’intero Abruzzo”.