Regione Abruzzo

Il Comitato TerrA – Territori Attivi sulla prevenzione degli incendi in Abruzzo

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ABRUZZO – Il Comitato TerrA – Territori Attivi interviene sulla prevenzione degli incendi in Abruzzo ricordando le  fiamme letali che hanno avvolto i boschi abruzzesi poco meno di un anno fa.

“Dopo i grandi proclami di amministratori e politici davanti alle telecamere nei giorni dell’incendio, sembra esserci un’unica possibilità per evitare che si ripeta il disastro del 2017: speriamo che piova!

Se fossero vere le voci che ci giungono da più parti circa la situazione della programmazione dell’antincendio boschivo della Regione Abruzzo per il 2018…. Ci resta solo da sperare che piova!

Se come è successo l’anno passato la regione, la sola responsabile delle attività antincendio in Abruzzo, non ha le risorse per pagare i vigili del fuoco e noleggiare i mezzi aerei per spegnere gli incendi e le uniche attività che riesce a svolgere sono con i volontari, mentre i vigili del fuoco stanno cercando di spuntare il prezzo più alto per i propri servizi, anche se lo Stato gli ha affidato in esclusiva l’antincendio boschivo, e i carabinieri forestali continueranno a fare gli “osservatori speciali” mentre bruciano i boschi, allora vuol dire che è ricominciato il solito teatrino inconcludente in attesa dell’estate, quindi … speriamo che piova!

Mentre imperversavano le fiamme e nei giorni in cui restavano solo fumarole sui nostri monti, con le ceneri ancora calde e gli occhi ancora pieni del fumo in cui si sono dissolti alberi ed animali che popolavano i nostri boschi, si sono riversati da ogni parte fiumi di parole che esprimevano sdegno verso l’accaduto, rammarico e promesse: «mai più!». Ma neanche dopo questo grido è seguito niente di concreto. A tutti coloro che hanno parlato, che si sono mostrati a telecamere e pubbliche assemblee chiediamo ora il resoconto del loro operato. All’assessore competente e al presidente della regione Abruzzo, quella del fare, chiediamo che cosa hanno fatto di concreto fino ad ora.

Sono state risolte le inconcludenze e le improvvisazioni che si sono verificate durante l’emergenza incendi tra gli enti chiamati a gestirla (VVF, Carabinieri Forestali, Enti Parco e Protezione Civile)? È stato ripristinato il ruolo che prima della migrazione al corpo dei carabinieri avevano i comandi-stazione del CFS nell’intervenire prontamente con personale “a terra” qualificato? Si affrontano gli incendi da subito con il personale a terra o sempre e solo con i famosi canadair come è avvenuto l’anno passato, perché finché il fuoco non si avvicina alle case può fare come gli pare? 

Sono state individuate e calibrate le specifiche competenze dei singoli enti e corpi relativamente a prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi? Sono stati forniti i mezzi e gli strumenti adeguati a tale scopo?

Sono stati resi disponibili i mezzi aerei attrezzati allo spegnimento incendi che facevano parte un tempo del CFS e di altri enti pubblici e che sono rimasti inattivi nell’emergenza 2017? E soprattutto sono state individuate le figure che possono adoperarli?

Gli enti cui è stata  assegnata la gestione e la tutela del territorio hanno l’interesse, le competenze ed i mezzi per svolgere l’impegnativo e delicato ruolo che gli compete?

Si potrà chiedere ai Vigili del Fuoco di fare lavoro straordinario quando ancora non sono stati pagati per quello svolto nel disastroso anno passato?

Può la Regione continuare a giustificare l’impossibilità di rendere efficiente e funzionante la macchina dell’antincendio boschivo con la mancanza di fonti economiche quando poi con una frazione di quello che è stato speso nei voli durante le emergenze sarebbe sufficiente a coprire tutte le spese?
Forse non siamo i soli a sperare che piova!

Gli amministratori locali hanno fatto sentire alta la loro voce per assicurarsi di avere garantito il servizio di tutela delle risorse naturali da parte degli organi competenti? Se lo hanno fatto ed hanno ricevuto risposte non soddisfacenti, hanno preso le dovute contromisure?

Gli organi inquirenti e la stampa cosiddetta “d’inchiesta” hanno capito quali sono gli interessi che hanno mosso gli eventi tragici dell’estate scorsa? Oppure ancora una volta dovremo pensare a questi fatti come una “calamità inevitabile”?

Pur sapendo che la pioggia continuerebbe a dilavare il poco suolo, per giunta arso, rimasto sugli scoscesi versanti del Monte Morrone – suolo che inoltre non ha ancora visto i tempestivi interventi di messa in sicurezza promessi mesi fa tra fiamme e telecamere – sembra proprio che, tra tutte, la pioggia sia l’unica a poter garantire la prevenzione dagli incendi boschivi.

Non resta che concludere con un’ultima nota dolente, questa volta targata Masterplan. Ci chiediamo infatti in che modo le priorità in esso individuate daranno realmente i loro benefici: sarà forse che il reale scopo dietro la realizzazione di tutte queste infrastrutture di mobilità sarà agevolare i nostri amministratori nel correre più velocemente davanti alle telecamere tra un incendio, una zona terremotata ed una ennesima disastrosa slavina?

Mentre in Abruzzo si progettano e realizzano strade spesso inutili se non dannose per il territorio, tralasciando la manutenzione di quelle esistenti che, una dopo l’altra, vengono chiuse, le nostre montagne già prostrate attendono indifese l’arrivo del solleone e i nostri boschi già tremano al pensiero del futuro infernale che li attende…. Possiamo davvero solo sperare che piova”.

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