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Commemorazione Rigopiano oggi in via D’Aragona a Chieti

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Il sindaco Ferrara: “La Città non farà mai mancare il suo abbraccio alla famiglia di Dino Di Michelangelo e quanti, 4 anni, fa hanno perso i propri cari”

CHIETI – “L’Amministrazione non farà mai mancare il suo abbraccio alla famiglia di Dino Di Michelangelo e a quanti hanno perso i propri cari sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano quattro anni fa”, così il sindaco alla commemorazione che si è svolta stamane in via D’Aragona, dove si trova il monumento dedicato alle vittime della tragedia.

Una commemorazione a cui hanno preso parte anche il Prefetto, S.E. Armando Forgione, l’arcivescovo monsignor Bruno Forte, il Questore Annino Gargano, i comandanti di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Municipale, il vicesindaco Paolo De Cesare, gli assessori Manuel Pantalone e Stefano Rispoli, con diversi consiglieri comunali, ma soprattutto la famiglia del poliziotto scomparso, gli ex colleghi e gli amici di un’infanzia vissuta a Chieti, intorno a quel luogo dove oggi viene ricordato.

“Un coro unanime, questa partecipazione, per sottolineare la perdita di una persona per bene, che era rimasta legata alla città e che se n’è andata troppo presto, insieme alla sua consorte, lasciando i suoi affetti più cari – ha continuato il sindaco – Io conoscevo Dino, seguo la famiglia da sempre, quindi conosco anche il dolore che hanno dovuto affrontare sua madre e il fratello, ma anche tutti coloro che sono cresciuti con lui, un dolore che riemerge ad ogni ricordo e ad ogni occasione.

L’auspicio è che le voci e le istanze di chi ha perso persone care in quella tragedia, vengano ascoltate e ottengano risposte e facciano da monito per il futuro, perché non accadano più fatti così segnanti come quelli di quattro anni fa. Un dramma che ci ha toccato tutti, istituzioni, cittadini, anche persone che nulla avevano a che fare con chi ha lasciato la vita sotto quelle macerie, il cui ricordo appartiene a Chieti, come appartiene all’Abruzzo e al Paese intero. Questo monumento è nato per essere il luogo di chi ci ha lasciato, ma anche una tappa della memoria collettiva che va coltivata per il futuro, soprattutto nei tempi che stiamo vivendo”.

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