Riceviamo e pubblichiamo la nota di Vincenzo Lucente, coordinatore regionale CISAL
PESCARA – “Ieri alla presenza dei rappresentanti dei Sindacati e delle Federazioni della CISAL (Confederazione Italiana Sindacati Autonomi lavoratori) si è tenuta la Conferenza regionale alla quale ha presenziato il Segretario Confederale, Francesco Cavallaro. Il Dr. Camillo D’Alessandro ha portato il saluto della Regione Abruzzo.
In apertura dei lavori il Coordinatore Regionale, Vincenzo Lucente, ha rappresentato lo stato dell’organizzazione in Abruzzo, sempre attiva e presente in tutte le attività pubbliche e private in questo difficile momento di particolare criticità dell’economia regionale, e di conseguenza dell’occupazione.
In Abruzzo la CISAL continua ad affermarsi nel tessuto regionale con gli oltre quindicimila associati e l’adesione delle maggiori aziende ai propri contratti del commercio e del terziario, che coinvolgono oltre tremila lavoratori.
I lavoratori sono sempre più stanchi della “politica sindacale” del passato e sono alla spasmodica ricerca di nuovi soggetti a cui affidare voce e sostegno a tutela dei loro diritti: il sindacalismo autonomo sembra soddisfare questa esigenza.
Come ha sostenuto il Segretario Conferale nel suo intervento, probabilmente ciò motiva l’attacco del Governo al sindacalismo in genere e in particolare a quello autonomo, in dispregio del dettato costituzionale e anzitutto dei lavoratori italiani.
Un Governo che minaccia di intervenire legislativamente nel cosiddetto interesse generale sui fronti più disparati, dall’esercizio del diritto di sciopero, alla rappresentanza, al salario minimo.
Intervento che conferma l’ostinata determinazione a non voler dare attuazione agli articoli 39 e 46 della Costituzione e a scegliersi i propri interlocutori a scapito del lavoro e dei lavoratori quali componenti essenziali, al pari del capitale, di una moderna società.
In quest’ottica lo stesso Governo disconosce le recenti sentenze della Corte Costituzionale sul blocco della rivalutazione automatica delle pensioni e sul blocco dei contratti del Pubblico Impiego, non riconoscendo i compensi pattuiti o i previsti rinnovi contrattuali in nome di una globalizzazione democratica dell’economia che è stata la vera causa della grande crisi che stiamo tuttora vivendo.”