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Consorzio Bonifica Sud: Coldiretti Chieti presenta a Pepe un documento in nove punti

da Redazione

Coldiretti logoMaggiorazione delle tariffe industriali, gestione dei depuratori e vendita di immobili non utilizzati. Polidoro: “Vogliamo coerenza, responsabilità e impulso innovativo”

CHIETI – Aumento delle tariffe delle imprese industriali per la fornitura di acqua, sottoscrizione di una convenzione con l’Arap per la gestione congiunta dei depuratori di San Salvo, Vasto e Montenero di Bisaccia che consentirebbe entrate per circa 500mila ero l’anno e la vendita degli immobili consortili per il reperimento di ulteriori importanti liquidità. Un documento di proposte concrete, non la semplice protesta che si esaurisce in una serie di cartelloni e di mugugni.

Sul Consorzio di bonifica Sud, Coldiretti va all’attacco e, questa mattina, ha consegnato all’Assessore regionale alle politiche agricole Dino Pepe un programma dettagliato “per uscire dalla condizione di dissesto finanziario ed organizzativo”. Nel documento, dopo la disamina delle motivazioni che avrebbero portato alla condizione attuale, Coldiretti chiede “non superficialità e qualunquismo” ma “coerenza e correttezza” per risolvere il problema con “grande senso di responsabilità e un forte impulso innovativo”. Nel documento Coldiretti Chieti elenca una serie di proposte operative che permetterebbero nell’arco di un quinquennio il risanamento del Consorzio garantendo un servizio irriguo efficiente sia ai produttori agricoli che all’industria e ai comuni del comprensorio. Nel dettaglio, la proposta di Coldiretti prevede 9 punti articolati non interventi tampone ma strutturali:

– sottoscrizione di un nuovo accordo con ARAP per la fornitura di acqua alle imprese industriali e con SASI per la fornitura di acqua potabilizzata per incrementare le entrate di ulteriori 500-600 mila euro l’anno;

– sottoscrizione di una convenzione con ARAP per la gestione congiunta dei depuratori di San Salvo, Vasto e Montenero di Bisaccia per avere ulteriori entrate di 350 – 400 mila euro l’anno;

– dismissione degli immobili: sede decentrata di Lanciano – fabbricato, terreni a verde e impianti sportivi di Atessa (c.da Piazzano) – casello di Casoli – capannone (Torino di Sangro) per avere maggiori entrate di 1,5 – 1,8 milioni di euro).

– reperimento dei finanziamenti per la realizzazione di alcuni impianti idroelettrici per incrementare i proventi dell’attività extra-agricola di 3 – 4 milioni di euro e ridurre la contribuenza agricola;

– ridefinizione dei rapporti con AGEA mediante la sottoscrizione di una nuova convenzione per eliminare i costi dell’energia elettrica nel comprensorio del Sangro;

– reperimento dei finanziamenti per il completamento della diga di Chiauci per invasare 14-15 milioni di mc. d’acqua; le spese di gestione sostenute fino al collaudo dell’opera non possono essere addebitate ai consorziati, bensì alla Regione e allo Stato;

– reperimento dei finanziamenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete di distribuzione dell’acqua e sostituzione delle canalette superficiali;

– azione di recupero dei finanziamenti del Piano per la riduzione del rischio idrogeologico elaborato dall’AMBI (circa 13 interventi sul territorio di competenza);

– predisposizione del Piano industriale;

“Un programma compiuto che porterebbe alla riduzione, se non addirittura all’annullamento, della maggiorazione delle tariffe della contribuenza agricola e consentirebbe la definitiva stabilizzazione delle entrate e l’autonomia finanziaria dell’ente – commenta il Presidente di Coldiretti Chieti Sandro Polidoro – come evidenziato nel documento, è necessario attuare alcuni importanti punti tra cui il riequilibrio delle tariffe dei consorziati, che attualmente gravano principalmente sull’agricoltura rispetto all’industria, promuovere interventi strutturali e non tampone attraverso fondi reperiti con progetti e convenzioni per migliorare le performance complessive dell’ente e, non ultima, la dismissione di immobili di proprietà attualmente inutilizzati o scarsamente utilizzati. Il risanamento dell’ente non può pesare esclusivamente sulle spalle delle imprese agricole che non possono sopportare ulteriori costi di gestione soprattutto in un momento di crisi come questo a fronte tra l’altro di un servizio a volte scadente o non sempre garantito”.

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