Grande manifestazione a Roma per rivendicare le giuste aspettative degli infermieri dopo 9 anni di blocchi contrattuali
ABRUZZO – Anche gli infermieri incroceranno le braccia il prossimo 23 febbraio aderendo alla mobilitazione nazionale dell’intero settore sanitario. Il NurSind Abruzzo, annunciando la propria partecipazione alla manifestazione organizzata a Roma per quel giorno, rilancia le ragioni della protesta:
“Chiediamo al Governo di assumere le proprie responsabilità incrementando le risorse a disposizione della contrattazione: è necessario finanziare, come già avvenuto per i medici, la RIA (Retribuzione individuale di anzianità) del comparto e portare i professionisti sanitari dalla categoria D, dove si trovano, alla categoria DS.
Chiediamo direttive e risorse finalizzate ad una revisione completa del sistema delle indennità. Non è più accettabile, solo per citare un esempio, che ad un operatore che svolge un turno di lavoro notturno spetti una indennità risibile, poco più di 2 euro/ora durante il periodo che va dalle 22 alle 6 del mattino.
Chiediamo direttive e risorse finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti del comparto, per i quali deve essere operata una riduzione del debito orario settimanale (orario di servizio) pari ad almeno 4 ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici.
Chiediamo direttive e nuove risorse finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento, sia economico che giuridico, per la valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati.
Chiediamo direttive finalizzate alla detassazione del salario di produttività, come per il privato, e a dare soluzione al demansionamento della categoria derivante dal blocco del turn over e dalle mancate sostituzioni del personale a vario titolo assente.
Chiediamo direttive con le quali venga revocato il mandato già conferito all’ARAN di mettere in discussione le deroghe al riposo minimo continuativo di 11 ore ogni 24 previsto dai regolamenti UE. Gli infermieri ne uscirebbero massacrati e potrebbe essere messa a repentaglio, in talune occasioni, l’assistenza resa al cittadino.
Chiediamo l’impegno del Governo ad attivare le procedure finalizzate al riconoscimento, nei confronti dei professionisti sanitari del comparto sanità, del diritto di svolgere attività libero professionale, anche con modalità analoghe a quelle già previste per il personale medico.
Chiediamo direttive idonee ed azioni concrete volte a superare l’attuale mancanza di criteri generali, nazionali ed uniformi per la determinazione, in ogni azienda, e per ogni servizio, delle dotazioni organiche infermieristiche e delle figure di supporto.”