L’AQUILA – In tempi di Coronavirus la natura si riprende i suoi spazi. Arriva notizia che nelle zone rurali sono ormai dappertutto, seguono le prede selvatiche, cinghiali e caprioli che hanno ricolonizzato aree dove non erano più presenti fino a 20-30 anni fa. E quando la presenza dell’uomo è meno evidente raggiungono aree periurbane o urbane. In particolare i lupi.
I lupi sono avvistati con sempre maggiore frequenza, in questi giorni di ridotta mobilità, anche nelle città costiere. ‘Il lupo sa valutare se l’uomo è presente e se costituisce una minaccia – spiega all’ANSA Simone Angelucci, responsabile veterinario del Parco Nazionale della Majella – Il dato ecologico forte sono i cambiamenti nel mondo agricolo che hanno portato ad abbandonare ampie aree periurbane, il bosco penetra in città e offre cespuglieti, ottimo rifugio per ungulati”. “Sulla Majella abbiamo 10 branchi di lupi con struttura sociale molto consolidata. Nelle aree montane sopravvivono grazie all’abbondanza di prede selvatiche. In periodi dell’anno come questo i maschi giovani, allontanati dal branco, si spingono fino ad aree collinari o periurbane”.
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