Economia

Coronavirus, il dramma della ristorazione in Abruzzo

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Fino al prossimo 1° giugno nessuna riapertura per bar e ristoranti: concesso dal 4 maggio solo l’asporto, in Abruzzo già praticato

PESCARA – Dopo il discorso del premier Giuseppe Conte, in merito ai provvedimenti per la Fase 2, che prevederebbero la possibile riapertura per bar e ristoranti non prima del 1° giugno, la FIPE – Federazione italiana pubblici esercizi ha attaccato il Governo.

La misura è colma – scrive la  Fipe in una nota– con ristoranti e bar aperti a giugno si troveranno solo macerie. I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno. Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi”.

“Forse – continua la nota– non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura. Moriranno oltre 50 mila imprese e 350 mila persone perderanno il loro posto di lavoro”.

Secondo Fipe, a rischio sono “bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata. Gli stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese”.

Accontentati tutti coloro che sostenevano di non riaprire, senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo. Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto”.

Tutto questo – ha concluso la Federazione italiana pubblici esercizi – a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i Pubblici Esercizi come attività a basso rischio. Questo nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma”.

Il nuovo decreto della Repubblica consentirà l’asporto per bar e ristoranti dal prossimo 4 maggio. Un allentamento delle misure, che, però, in Abruzzo era stato concesso dal Presidente Marco Marco Marsilio con l’ordinanza che prevedeva che da 24 aprile fino al 3 maggio 2020, anche nei giorni festivi, fossero consentite: la vendita di cibo da asporto da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e da parte delle attività artigiane.

La vendita per asporto è effettuata previa ordinazione on-line o telefonica, garantendo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano per appuntamenti, dilazionati nel tempo, allo scopo di evitare assembramenti all’esterno e consentendo nel locale la presenza di un cliente alla volta, assicurando che permanga il tempo strettamente necessario alla consegna e al pagamento della merce, fermo restando l’osservanza delle misure di cui all’Allegato 5 del DPCM 10.04.2020; resta sospesa per i predetti esercizi ogni forma di consumo sul posto.

Quindi, sostanzialmente nessuna (buona) notizia per la ristorazione abruzzese, che dall’inizio del 2020 ha già subito un crollo di fatturato importante.

Pubblicato da
Marina Denegri

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