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Coronavirus, Immuni: è partita la sperimentazione in Abruzzo

da Redazione

L’azienda Mobisec che dal 2017 lavora per garantire la mobile security delle grandi aziende dei settori bancari, amministrativi e della pubblica amministrazione, ha certificato la totale sicurezza dell’app rispetto ai dati personali degli utenti

alberto zannolREGIONE – Forte di oltre 2 milioni di download a una settimana dal lancio ufficiale, per Immuni si è aperta la fase della sperimentazione. L’Abruzzo è una delle 4 Regioni – assieme a Puglia, Marche e Liguria – a fare da capofila per questo successivo step che servirà a testare l’efficacia dell’app nell’individuazione degli eventuali contatti degli utenti con persone positive al Coronavirus, permettendo loro di rivolgersi al medico di famiglia o alle strutture preposte. Un’app che non prevede la geolocalizzazione degli utenti né richiede dati personali sensibili all’atto dell’installazione sul proprio smartphone, a garanzia di tutela della privacy: tutela garantita ulteriormente da Mobisec, azienda che dal 2017 certifica la cyber security in ambito mobile, che ha effettuato approfonditi test di sicurezza sull’app per verificarne l’affidabilità.

“Lavoriamo da anni per garantire la sicurezza delle applicazioni mobile delle principali aziende nei più disparati mercati, dal bancario all’assicurativo, dalla pubblica amministrazione ai digital payments alla telefonia, sia a livello nazionale che internazionale – dice Alberto Zannol, fondatore e CEO di Mobisec. – Un’expertise che ci ha consentito di essere chiamati da Bending Spoons in qualità di best in class per verificare la totale sicurezza di Immuni e sgombrare definitivamente il campo da qualsiasi timore legato alla privacy, che è garantita al 100%”. I test effettuati, attraverso procedure di hacking “white hat”, hanno consentito a Mobisec di analizzare l’architettura dell’app e il suo funzionamento una volta installata su dispositivo mobile, individuando quali potessero essere i punti deboli e di attacco su cui un hacker avrebbe potuto agire: sono così state isolate le possibili vulnerabilità dell’app e i rischi, come la mancanza di protezione durante la trasmissione, l’utilizzo, il processo e la conservazione delle informazioni: un percorso necessario a garantire un risultato ottimale circa la totale sicurezza dell’app.

L’app richiede un solo dato “sensibile”, ovvero l’inserimento della propria Regione e provincia di appartenenza, necessità dettata unicamente dall’esistenza di regolamenti che territorialmente possono variare: gli utenti sono identificati da codici di prossimità generati casualmente e variabili più volte nel corso della giornata, il che rende possibile però individuare l’eventuale contatto, per prossimità, con un soggetto positivo. “Si tratta di un’app che per sicurezza è decisamente al di sopra della qualità che quotidianamente riscontriamo nel nostro lavoro – dice Zannol. – Per questo ritengo che si possa utilizzare in tutta tranquillità, partecipando al contempo a un più ampio progetto di tutela della salute collettiva”.

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