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Coronavirus, il Sindaco dell’Aquila, Biondi: “La fiducia é il bene più prezioso”

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Per Biondi la fiducia é il bene primario, quello che ci fa ricominciare. Oggi, ai tempi del Coronavirus, come dopo il terremoto del 2009

L’AQUILA – “Il tema della fiducia che Luciano Violante, attuale presidente della fondazione Leonardo, già presidente della Camera dei deputati, e uno dei primi autorevoli firmatari della Carta dell’Aquila, ha lucidamente espresso oggi nel suo scritto apparso sulle pagine del Corriere della Sera, ci ha riportato ai tempi del sisma 2009. Quando con fiducia (sic!), prima ancora di essere segnati da dolori intimi e delusioni sociali, ci affacciavamo all’impegno per la ricostruzione. Eravamo addolorati, ma non abbattuti. Eravamo stati violentemente aggrediti eppure convinti che la vita è un cadere e rialzarsi, a riprese continue, e che la differenza sta nel portato di ciascuno di noi e della comunità a cui aderiamo.

La fiducia è un movimento unico e sincrono tra perigli e cammino, tra riflessione e decisione, tra frustrazione e lucidità. La fiducia non è un fatto astratto. È un endemico bisogno di vita, è una naturale “app” nel personalissimo dispositivo che ciascuno di noi è diventato. Era un tema dell’agenda politica dopo la Seconda guerra mondiale, quando il Paese era alle prese prima con la ricostruzione post bellica e poi con gli anni di piombo. Era un tema ai tempi di Tangentopoli. Lo è stato all’epoca dei partiti di massa, come di quella dei partiti ad personam. Lo è anche oggi.

Oggi, che le informazioni ci entrano sotto pelle, a tutti gli strati di sensibilità, attraverso tutti i canali di intermediazione possibile, brandite da ogni voce, la fiducia è il bene più prezioso.

Il bene primario. Quello che ci fa, raccolti nelle nostre piccole grandi regole, sperare in una guida. Si chiami essa preghiera, scienza, protezione civile, governo, sindaco, vicino di casa, amico, famiglia.

Oggi, ciascuno di noi, dal cittadino-elettore al cittadino-amministratore, dopo aver inveito e usato i temi dell’attualità a costruire un proprio spazio di manovra sociale, deve ripartire con “nuovi occhi” – per dirla con Marcel Proust – e opporre al profondo senso di inquietudine e paura, la grinta di un magico influsso, come quando eravamo bambini. Come quando tutto era possibile. Come quando dovevamo solo affidarci perché non c’erano alternative e tutto andava bene. E se non andava bene, c’era ancora tempo per riprovarci.

Questo è il tempo giusto per non cedere. È il tempo per ricominciare. Nessuno di noi vuole qualcosa di diverso dal ricominciare. E questo è, forse, il primo dei motivi per cui fidarsi. Insieme, dall’anno zero, sono certo, ne troveremo di nuovi ed entusiasmanti”.

Pubblicato da
Marina Denegri

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