A chi aspira a diventare attore consiglio di farsi affascinare dal lavoro. “Solo con l’amore e la passione si possono raggiungere obiettivi”
ROMA – In occasione del Dantedì, dalla sede della Sala Consiliare di Avezzano, ha letto la celebre rima “Guido, i’ vorrei” (Rime, 9) intitolata “Un Canto e una Rima” e qualche settimana era tra i protagonisti del video di “Perdere tutto”, il nuovo brano del cantautore Hale. Stiamo parlando di Corrado Oddi, artista marsicano completo e poliedrico: attore, regista, sceneggiatore e doppiatore. In quasi trent’anni di carriera, lo abbiamo visto recitare a teatro, al cinema (Storie sospese, L’allenatore del pallone 2) e serie televisive di successo (Carabinieri 6, Amore criminale, I Cesaroni 5, Squadra Antimafia 6, Romanzo criminale); interpretare Giovanni Falcone nel docu-film Rai, emozionare con la lettura di poesie; portare i bambini nel mondo fantastico e meraviglioso de Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery, che invita a guardare l’essenziale, il significato più profondo di tutto quello che ci sta attorno ma anche far conoscere loro i sentimenti di fratellanza e di amicizia di Pinocchio, grazie allo spettacolo itinerante di cui é la voce narrante. Lo scorso gennaio si é aggiudicato il Premio “Vince 2020” Attore in Carriera” per essersi distinto con professionalità, arte e doti di sensibilità umana. Noi di Abruzzonews abbiamo avuto l’onore di incontrarlo per farci raccontare direttamente le sue esperienze. Ecco cosa ci ha detto.
Come nasce la passione per la recitazione?
“Si nasce attori, come si nasce Principi (cito Totò). Di certe attitudini non ne conosciamo la provenienza; le hai oppure ti raggiugono. Personalmente sono stato sempre una persona timida, soprattutto da bambino; ma ricordo che quando ci organizzavano le cosiddette recite scolastiche io ero sempre pronto a partecipare. Forse lo facevo per saltare le ore di lezioni forse perché questo inconsapevolmente mi attraeva. Non lo so spiegare; non lo so, lla cosa forse è ancestrale. Una cosa posso dire: quando recitavo mi sentivo proprio bene, libero, e dimenticavo tutte le cose che potevano rendermi infelice”.
In carriera hai interpretato moltissimi personaggi. In quale ti sei immedesimato di più, e perché?
“Io non mi immedesimo nei personaggi: li affianco. Immedesimarsi vuol dire annullarsi e questo è quasi impossibile. Mi piace che si possa dire che abbia interpretato bene un personaggio ma sono ancor più soddisfatto quando si dice che quello è un personaggio nel quale traspare anche Corrado Oddi; così come è avvenuto per Giovanni Falcone. In molti hanno scritto che la somiglianza era incredibile ma che gli stati d’animo assomigliavano ai miei. Sicuramente questo fa anche vedere con il mio modo di studiare il personaggio nei minimi dettagli”.
Televisione, cinema e teatro. Quale di questi tre canali artistici preferisci?
“La televisione, il cinema e il teatro: tutti e tre. Sono modi di lavorare diversi apparentemente ma l’impegno che richiedono è sempre molto intenso, soprattutto sei vuoi fare queste cose bene. La professionalità richiede impegno. Mi ricordo mio padre e mia madre che facevano un lavoro duro: mi hanno insegnato che nessuno ti regala niente. Per questo io ho sempre sudato. Mi sono sempre impegnato al massimo perché il lavoro dell’attore, se fatto con professionalità, richiede sacrificio, dedizione, abnegazione, rinunce. Devi sudare, così come hanno sudato e lavorato i miei genitori. Ma ovviamente questo è anche il lavoro più bello del mondo (c’è anche un hashtag così, se non vado errato)”.
L’attuale situazione legata alla pandemia ha colpito duramente il mondo delle arti. Quali prospettive per il mondo dello spettacolo?
“Puoi anche dire che l’ha sconvolta e ridotta alla miseria. Non aver paura di dire le cose come sono. Siamo fermi, almeno per il teatro, da più di un anno ormai, quindi puoi immaginare. Il mondo ha perso l’anima ovvero lo spettacolo dal vivo, l’emozione pura, la vita. Questo sono gli artisti. Una cosa di positivo però questa pandemia l’ha prodotta: molti attori si sono impegnati nel farsi riconoscere come categoria; c’è stata molta solidarietà tra di noi e questo non é scontato. Di solito gli attori sono sempre visti come degli egoisti che pensano solo a se stessi; ed in parte è vero. Ma questo periodo li ha uniti. Molte sono le organizzazioni e i gruppi che, uniti, stanno lottando con il sistema ministeriale affinché venga riconosciuta la nostra categoria; e questo è meraviglioso. Come si dice? Non tutti i mali vengono per nuocere”.
Cos’è un attore teatrale quando la sua persona diventa un personaggio digitale?
“Un attore, come diceva un grande teorico del teatro Polacco Jerzy Marian Grotowski, è un individuo attivo. Vive i ruoli in base alla sua formazione e soprattutto in base il suo background, il vissuto. Il divenire personaggio, ma credo tu intenda personaggio pubblico e quindi celebre un pochino, altera le sue potenzialità, ovvero lo indebolisce, così come il mezzo digitale. Per esempio il teatro fatto in tv non ha futuro. Il cinema è un’altura cosa, infatti è considerata la settima arte. Digitale sta indicare qualcosa che ha anche fare con i numeri e gli attori spesso non hanno molta confidenza con questi. Almeno io no. Una cosa é certa: un attore diventa sempre qualcos’altro da quello che è, il suo personaggio”.
Progetti per il futuro? Cosa manca ancora professionalmente?
“Chi può progettare in questo momento? Abbiamo capito ancor meglio la nostra fragilità. La natura ha sempre il sopravvento e per questo va rispettata. Spezzo una lancia favore del rispetto dell’ambiente. Tu dirai: che c’entra? Io ti rispondo: non lo so ma lo voglio dire. Mi auguro di riprendere la tournée di Pinocchio con le Fanfare dei Carabinieri d’Italia e di chiudere presto un contratto molto interessante per un buon progetto televisivo. La nostra scaramanzia, però, ci vieta di dire di più”.
Che consigli daresti ad un giovane che intende intraprendere la carriera d’attore
“Non bisogna pensare alla carriera. Una volta un ragazzo che frequentava un laboratorio di perfezionamento sull’improvvisazione disse che si era dato una scadenza: se non mi realizzo a 30 anni cambio tutto. Questo non vuol dire nulla. Bisogna creder in quello che fai e non basta solo quello. Ci vuole impegno, studio sacrificio, volerlo a tutti i costi; e perché no? Anche una buona dose di C… Fortuna, perdona. Ma non si dice però che la fortuna aiuta gli audaci? Ironia a parte, consiglio a tutti di fare questo “mestiere” di farlo bene, studiare, leggere. Ma soprattutto consiglio di farsi affascinare dal lavoro dell’attore, viverne la magia quotidiana. Solo con l’amore e la passione si potranno raggiungere obiettivi importanti. Per me, chiedo solo di poter continuare a far l’attore finché campo. Professionalmente non chiedo di più“.