Lo storico e critico d’arte Generoso Bruno ha analizzato la straordinaria opera del Maestro realizzato con tecnica mista nel 1991
PESCARA – Martedì 19 dicembre 2023 è stata presentata a L’Imago Museum di Pescara l’esposizione straordinaria dell’opera “Cosmo. Tra tela, palcoscenico e danza” di Mario Schifano. Un’opera scenica circolare di oltre sette metri di diametro concepita dall’esponente più noto della pop art italiana ed europea. Di seguito lo storico e critico d’arte Generoso Bruno ha analizzato l’opera ai nostri microfoni e fotografata da Roberto di Blasio. E’ intervenuto anche il Presidente della Fondazione Abruzzo, Nicola Mattoscio. Presenti all’inaugurazione il sindaco di Pescara, Carlo Masci e il Prof. Visco.
Generoso Bruno: “L’opera Cosmo è un una pittura circolare, un tappeto scenico proposto anche su un piano inclinato per renderlo fruibile alla vista anche degli spettatori della danza. E’ un’opera imponente perché ha sette metri di diametro dipinta nel 1991 da Mario Schifano. L’opera ebbe tra tra il ’91 e il ’93 alcune centinaia di repliche. Fu agita per 300 volte, poi dopo negli anni è rimasta un po’ al sicuro per poi essere ripresa negli ultimi anni con lo spettacolo di Pescara dell’anno scorso e con uno precedente di Roma. Colui il quale la custodita è sostanzialmente Aurelio Gatti, straordinario maestro, coreografo di danza contemporanea. L’opera rappresenta un vortice costruito dagli elementi appunto di acqua Aria, Terra e Fuoco. Questo vortice che cattura lo spettatore sia per la sua forza centripeta cioè ti attrae verso il centro sia per forza centrifuga cioè ti espelle. E la cosa straordinaria è vedere il rapporto che c’è tra quest’opera e i danzatori attratti e respinti su questo tappeto danzante.
In una qualche maniera Schifano riesce attraverso gli elementi a restituirci la chimica della materia che è la base della vita però attraverso la pittura riesce a dimostrare l’esistenza di una particella divina perché quest’opera sembra quasi prendere vita é un’opera che contribuisce allo spettacolo al pari delle danzatrici e dei danzatori. E’ un’opera se vogliamo cosmogonica di Schifano in cui gli elementi e il vortice rappresentano l’esistenza stessa e quest’opera è un naturale dialogo possiamo dire con le matres che l’IMAGO Museum ha.
Anche quelle per un effetto se vogliamo di visione circolare perché lì c’è la nascita del nuovo giorno e la fine del giorno e la ripresa ancora della successiva in un ciclo di ore di tempo scandite quasi dalle grandi tele di quel gruppo di opere e la cosa straordinaria è vedere i colori delle matres che si rispecchiano nei colori del tappeto danzante e sembrano quasi poter circondare questo vortice che abbiamo la fortuna di poter ammirare qui a Pescara.
La pittura di Schifano è una pittura veloce matelica che si fonda quasi sull’eccedente della della materia sulla tela. Spesso i soggetti raffigurati nei quadri sembrano quasi scappar via dalla tela e la stessa cosa accade nel tappeto danzante nella relazione che c’è tra il tappeto e i danzatori. La pittura negli anni ’90 di Schifano resta un decennio ancora dati indagare sia dal punto di vista di un’analisi puntuale delle opere sia dal punto di vista critico.
Secondo me è uno strepitoso giacimento che prende vita sia dalle schegge delle piccole foto agite col colore e ce ne sono centinaia di cui alcune straordinarie, sia attraverso alcuni grandi cicli presentati in quegli anni. E soprattutto mi riferisco ai dinosauri degli altri estinti e alla musa ausiliaria però quel decennio rappresenta anche un ritorno di Schifano alle proprie origini. Comincia i primi lavori che fa, li fa come lucidatore del museo di Villa Giulia e probabilmente vedendo già lì non solo a capo successivamente per la prima volta le matres. E’ un ritorno in quel decennio al museo perché in quel decennio fa due cose importanti: il ciclo degli Etruschi e il ciclo appunto della matres. Quindi c’è un’attenzione quasi alla propria biografia e al proprio percorso. Quindi è un decennio ancora da indagare e questo Museo IMAGO mette a disposizione dello sguardo dei visitatori gli etruschi le matres e questo tappeto scenografico Cosmo.
In realtà sono interessanti anche i protagonisti di quella stagione che insieme ad Aurelio Gatti hanno mosso i passi su quel tappeto. Uno è sicuramente Patrick Latronica, americano che si trova in Italia già nel ’68 e attraversa se vogliamo l’onda lunga di quegli anni e l’incontro anche con l’arte contemporanea e con le neoavanguardie. E’ una cosa particolarmente importante per questo artista e ancor di più secondo me, la conoscenza da parte di Mario Schifano della vicenda legata all’autore della novella che ispira la danza sul tappeto Cosmo. La novella è appunto le due madri scritte da Miguel de Unamuno, dissidente militante tra i due secoli, Ottocento e primo Novecento in Spagna, rettore dell’università di Salamanca, espulso e costretto al confine in casa dal Franchismo nel ’36.
Questo dissidente militante in una qualche maniera costruisce nei suoi tanti contributi questa novella delle due madri che riflette sull’umanità, sulla maternità. Schifano secondo me viene anche (questa cosa sono due parole lette da me negli appunti di regia che Aurelio Gatti mi passò qualche anno fa e che erano contenuti in opuscolo che presentava lo spettacolo delle due madri) sedotto anche da questo elemento spagnolo ma immagina una Spagna senza strutture e sovrastruttura per dirla in termini economici in cui a vincere è la vita, gli elementi e quindi acqua, terra, aria e fuoco nel vortice che genera la vita e rappresenta l’intenzione di Schifano nel restituirci questa straordinaria opera visibile da oggi al pubblico pubblico”.
Nicola Mattoscio: “Diamo via oggi a un nuovo step del progetto culturale inerente l’imago Museum con l’apertura di nuovi spazi che dotano il polo museale di un centro studio attivistico e bibliotecario specializzato in arte moderna e contemporanea di un’importante bookshop che può divenire nel corso del tempo approdo naturale per chiunque abbia curiosità di frequentare nuove pubblicazioni o antiche pubblicazioni che riguardano sempre l’arte ma anche per godere di gadget, di anche proposte intriganti che aiutano il sistema relazionale delle persone, così come può beneficiare di un servizio di bar Bistrot che anche nelle modalità di gestione e disciplinatamente osservante le peculiarità di un servizio museale e dunque è molto impegnato all’osservanza del ruolo di pedagogia pubblica che qualunque progetto culturale deve sposare e dunque anche un servizio di ricreazione deve piegarsi a questa funzione principale.
E poi c’è soprattutto il nuovo accesso al polo museale attraverso una hall gradevole, ampia, accattivante che fornisce un servizio di accoglienza migliore e confortevole al visitatore generico ma soprattutto risolve il problema dell’abbattimento delle barriere architettoniche per il normodotati per fare in modo che si minimizzino i sacrifici e anche qualche volta le occasioni di umiliazioni per questi nostri amici normodotati. Infatti in questa nuova questo nuovo accesso al Polo museale c’è un elevatore specializzato per i diversamente abili autogestito e autogestibile e dunque si rispetta la libertà di fruizione da parte di queste persone così speciali.
E poi con l’occasione abbiamo dato vita a un altro step del progetto culturale dellIMAGO Museum da quanto è nato ma con riferimento specifico anche all’anno 20-23 che sappiamo registra la ricorrenza del venticinquesimo anniversario della scomparsa di Mario Schifano. Abbiamo inaugurato l’anno con la messa in onda di un padiglione specializzato per ricostruire l’intera performance artistica del maestro e agli estremi anche in maniera fisica e matelica abbiamo posto i due cicli più importanti dell’impegno artistico del maestro stesso: uno dedicato al dopo vita attraverso la interpretazione della cultura etrusca e l’altra dedicata alle matas matutes rinvenute con aperte archeologici a Capua e che risalgono al periodo tra il sesto e il secondo secolo avanti Cristo. Tutte dedicate alla divinità della matre matuta ma che era una delle divinità più amate e a cui si dava maggiore devozione da parte di quasi tutti i popoli del Mediterraneo tra questi gli etruschi.
Questo secondo ciclo è narra l’origine della vita ma con speciale attenzione al ruolo della matre quindi della donna nella storia dell’umanità e però, con l’ultimo evento inaugurato questa sera che ci ha portato a esporre un pezzo preziosissimo di quel proprietario di Fondazione alcuni anni, l’opera Cosimo dipinto da Schifano nel ’91, completiamo solo gli eventi per l’anniversario della scomparsa ma completiamo l’operazione importante del dialogo tra la pop art e classicismo. I due cicli che ho ricordato sono agli estremi del percorso seguito da Schifano la narrato un solo centrale dagli albori degli anni sessanta tra i monocroni attraverso tutte le stagioni le palme, i paesaggi naturalistici, i paesaggi anemici, gli alberi, la specialità dei due paesaggi dedicati all’Abruzzo: Acqua Bomba e Lago di Scanno.
E poi le schegge fotografiche che noi abbiamo collezionato in oltre 400 pezzi su 2000 dipinti da Schifano. Nell’insieme questo padiglione costituisce la documentazione più completa e più importante dedicata a Schifano ma una delle documentazioni più competenti e più importante dedicata a qualunque artista del Novecento nel nostro paese. Si completa in questa relazione con Cosmo che all’origine di questi cicli di volti al classicismo e anche il momento del passaggio più importante che fa trionfare la pop art verso la profondità della grande cultura classica e dunque è dimostrazione anche della non banalità dell’esperienza della pop art del mondo che però solo in Europa e solo attraverso l’artista italiano poteva ricognugarsi con la profondità della grande cultura classica”.