A renderlo noto è Maurizio Di Pietro, presidente della OP che include i cinque impianti gestiti dalle società Mitilmare, Biomare, Silmar, Acquachiara e ditta Spinelli Antonio nei quali lavorano circa 40 addetti. «Negli ultimi anni, nel periodo compreso tra agosto e ottobre, abbiamo riscontrato puntualmente una moria di mitili», spiega il presidente. «Ma se all’inizio si trattava di quantitativi diciamo accettabili, negli ultimi due anni siamo passati a circa il 70% del prodotto, con notevoli conseguenze finanziarie e occupazionali. Il problema di quest’anno che maggiormente ci preoccupa e penalizza è la moria del 50% del seme che avevamo già in produzione per la raccolta del 2020, quindi con gravi conseguenze per la prossima stagione. Parliamo di un danno da circa 700/800 mila euro». Quanto alle ragioni di tale fenomeno, Di Pietro evidenzia che gli impianti «sono controllati costantemente dal servizio veterinario delle Asl locali, ma anche dall’Arta e dall’Università di Teramo. Pensiamo che il problema possa essere causato dai cambiamenti climatici o da qualche malattia che si è sviluppata in questi anni».
Immediato l’intervento di Franco Ricci, presidente del FLAG Costa dei Trabocchi, che conta tra i suoi soci anche la società Acquachiara srl di Vasto. «Quello che è accaduto è un vero e proprio dramma per i nostri produttori», commenta. «Come FLAG Costa dei Trabocchi vogliamo innanzitutto far luce su quanto accaduto e scoprirne le cause, così da mettere porre fine al problema. É necessario poi intraprendere subito un percorso che possa portare, nel minor tempo possibile, al risarcimento dei danni per i produttori, per evitare di mettere in ginocchio un’intera categoria. Il FLAG Costa dei Trabocchi, infatti, opera per rafforzare la competitività delle zone di pesca della costa teatina attraverso iniziative di sviluppo integrato e sostenibili a sostegno dei pescatori e dell’intero settore ittico. A maggior ragione in un momento difficile come questo, noi saremo al fianco dei nostri operatori».
Sul tema anche Paola D’Angelo, vicepresidente di FedAgriPesca. «Lo sviluppo del settore ittico è molto incentrato sull’acquacoltura», evidenzia. «Per questo è necessario affiancare alle politiche di incentivazione del settore anche delle misure di sistema a sostegno degli operatori in casi di calamità simili, proprio come avviene in agricoltura. In caso contrario, infatti, si rischia di vanificare tutte le attività e gli investimenti fatti. É bene ricordare, inoltre, che i pescatori e gli operatori del settore ittico vivono grazie al mare e, contrariamente a quanto spesso si sostiene, non distruggono l’ambiente ma subiscono i danni ambientali. É fondamentale, quindi, prevedere delle politiche ambientali più efficaci a tutela del mare e, di riflesso, del settore ittico che vive di questo».
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