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Covid-19, Cipolletti chiede più compiti all’IZS Teramo

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Il Consigliere Regionale M5S, visti i ritardi nella comunicazione degli esiti dei tampo, con quale criteri sono stati scelti i laboratori

TERAMO – Il Consigliere Regionale M5S Marco Cipolletti si é detto dispiaciuto che di fronte a laboratori che, a vario titolo coinvolti nella emergenza COVID, vantano numero di tamponi processato quotidianamente, imminente acquisto e messa in opera di non meglio precisati apparecchi miracolosi, non venga riconosciuta ed adeguatamente apprezzata l’opera svolta ogni giorno dal Personale dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo, altamente specializzato e guidato dai Direttori Nicola D’Alterio, Lucio Ambrosj e Giacomo Migliorati.

Tra le altre, le attività di laboratorio compiute dall’IZS, oltre a fornire le migliori garanzie in ordine ai tempi, ai volumi ed alla qualità delle analisi sui tamponi (quasi il 60% del dato regionale, con un tempo medio di refertazione pari a circa 24 ore), hanno assicurato margini di affidabilità e di accuratezza di ottimo livello.

Cipolletti ha sottolineato come l’’IZS di Teramo sia dotato di risorse umane e strumentali di prim’ordine (apparecchiature di ultima generazione in grado di gestire un alto flusso di campioni in automazione), è nelle condizioni di fornire prestazioni celeri, affidabili e a basso contenuto di errori.

Numeri e qualità confermano l’eccellenza dell’IZS di Teramo. Proprio per questo Cipolletti suggerirebbe una rivisitazione complessiva dell’attuale assetto organizzativo regionale, per assegnare nuovi compiti e funzioni all’IZS di Teramo tanto per l’esecuzione di analisi di immunometria e sierologia infettiva quanto quale struttura di supporto anche ad una eventuale “banca del plasma” regionale che troverebbe quindi proprio a Teramo una forte sinergia. Secondo gli esperti le questioni più rilevanti riguardano le prestazioni dei metodi utilizzati dai laboratori e i tempi di attesa per la trasmissione dei risultati.

Relativamente alla prima (prestazioni dei metodi di analisi per la ricerca del virus SARSCoV-2), attualmente sono disponibili numerosi strumenti diagnostici per la ricerca dell’RNA (Acido Ribonucleico) del virus SARS-CoV-2 da campioni clinici respiratori (tamponi). Tuttavia, alcuni di questi test diagnostici si basano sulla rivelazione di una sola regione del genoma virale, comune al SARS-CoV-2 come ad altri virus allo stesso strettamente correlati; altri, poi, rivelano due o tre regioni del genoma virale e, infine, tutti erogano prestazioni (e generano costi) differenti o, più semplicemente, hanno livelli di sensibilità e specificità variabili con ogni conseguenza sui diversi livelli di affidabilità.

Senza addentrarsi nei tecnicismi, ma per comprendere meglio la portata di questi parametri e gli effetti pratici sulla popolazione, valga specificare che, quando si parla di sensibilità di un test si fa riferimento alla capacità, dello stesso, di individuare i soggetti realmente malati; la specificità attiene, invece, alla capacità del test di identificare come negativi i soggetti sani. In altre parole: un test poco sensibile non è capace di individuare “tutti” i soggetti malati per SARS-CoV-2 (creando, così, falsi negativi); di contro, un test poco specifico non è in grado di riconoscere “tutti” i veri soggetti (in questo caso si parla di falsi positivi). Gli organi deputati a verificare e certificare i test diagnostici valutano, tra le altre cose, proprio questi parametri prima di autorizzarne l’uso giacché destinati a svolgere un ruolo fondamentale nella gestione di una infezione, tanto più quando l’infezione in questione abbia i caratteri di una pandemia come nel caso di specie.

Nel corso di un’audizione dell’Assessore Regionale alla Sanità Nicoletta Verì, Cipolletti ha detto di avvertito la necessità di proporre allo stesso Assessore alcuni interrogativi sulla valutazione e ponderazione della problematica da parte dell’Amministrazione Regionale, tanto più ove si consideri che dovranno essere assicurati non solo livelli analitici adeguati e armonizzati ma, evidentemente, gli stessi dovranno consentire la erogazione di livelli equivalenti di protezione della popolazione.

Per quanto attiene alla seconda questione, quella cioè relativa ai tempi di attesa per la trasmissione dei risultati, premesso che per tempi di attesa si intende il tempo intercorrente tra il prelievo del campione e la comunicazione del risultato all’interessato (paziente, medico, azienda sanitaria che sia), non appare superfluo rilevare che la rapidità della comunicazione dell’informazione appare cruciale in vista della adozione delle misure sanitarie anticontagio in caso di paziente positivo al coronavirus. Ciò vale in modo particolare per il personale sanitario senza, però, dimenticare i pazienti, soprattutto per quelli ricoverati nelle strutture ospedaliere e nelle RSA. Ebbene, per lo specifico aspetto ho rilevato che dalla semplice consultazione delle varie fonti di informazioni disponibili, si evince che l’Abruzzo non si è certamente distinto nel panorama nazionale per la tempestività nella comunicazione dei risultati dei tamponi per Coronavirus.

Per numerosi campioni si sono superati i dieci giorni di attesa, per altri, addirittura, i venti, tanto da suscitare le proteste dei Sindaci di vaste aree geografiche della provincia di Chieti e Pescara. Per Cipolletti, pertanto, é chiaro che il diritto alla salute, tutelato dalla Costituzione italiana, non sia stato garantito in modo uniforme alla popolazione; del pari non risultano essere stati assicurati i necessari Livelli essenziali di assistenza (LEA) e, ciò, con gravi ripercussioni a carico della popolazione abruzzese. Ha pertanto chiesto all’Assessore alla Sanità di voler rimettere una dettagliata analisi delle motivazioni che hanno guidato la Regione Abruzzo nella individuazione dei laboratori, nella scelta dei metodi di analisi nonché le ragioni in forza delle quali si è assistito ad una dilatazione inaccettabile dei tempi di attesa.

Pubblicato da
Marina Denegri

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