PESCARA – Il Presidente di Regione Abruzzo, Marco Marsilio, insieme ai Governatori di Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise, e dal presidente della provincia autonoma di Trento, tutti del centrodestra, hanno scritto una lettera al presidente Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, alle Camere e al ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, con la quale chiedono più autonima alle Regioni.
A loro parere, la Fase 1 dell’emergenza Covid ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali.
Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale
Nella lettera si legge che la Fase 2 è una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere progressivamente ad una ‘normalizzazione dell’emergenza’, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione.
E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza.
Le Regioni – si legge ancora- condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate
Le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal Dpcm del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.
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