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Covid-19, la psicologa penitenziaria illustra i benefici dello smartworking

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Contribuisce al benessere individuale permettendo di conciliare vita privata e lavoro, diminuisce l’inquinamento e assenteismo

SULMONA – La drammatica emergenza sanitaria causata dal Covid 19, ha costretto moltissimi lavoratori a proseguire la propria attività lavorativa da casa ed in sicurezza avvalendosi dello smart working, introdotto in Italia nel 2017 con la legge n. 81, per aumentare la competitività delle aziende e per favorire un migliore equilibrio vita-lavoro finalizzato al benessere aziendale ed al benessere psicofisico dei lavoratori. la psicologa Maria Esposito Marrocella, di Sulmona, la quale ha sottolineato che tale modalità lavorativa, affinchè sia efficace e produttiva, deve essere pianificata, studiata, ponderata e non improvvisata in modo da poter ottenere soddisfacenti risultati.

É necessario programmare ciascuna attività per compiti, fasi, obiettivi che ogni lavoratore può raggiungere singolarmente, grazie alle proprie capacità, alla propria creatività, flessibilità e al proprio senso di responsabilità. Insoma, delle caratteristiche che hanno costituito le fondamenta della sue attività come psicologa che si è dovuta reinventare e continuare a lavorare in smart working tramite Skype, riuscendo ad essere la prima donna Psicologa in Italia ad utilizzare in carcere il collegamento skype per sostenere psicologicamente in un periodo d’emergenza a causa del Covid 19 i detenuti, che avrebbero potuto mettere in atto in un periodo di difficoltà esistenziale e di grande stress emotivo gesti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Si é detta soddisfatta di essere riuscita ad ottenere ottimi risultati sul tono dell’umore, sugli stati ansiosi e sulla regolazione delle emozioni, ripristinando in tal modo un equilibrato contatto con la realtà.

La dottoressa Esposito ha dichiarato che tale modalità lavorativa risulta molto produttiva grazie anche al coinvolgimento di altre professionalità in un’ ottica multiprofessionale soprattutto in quei contesti in cui si lavora in equipe. Ognuno di noi in questo terribile panorama si è dovuto adattare al cambiamento. Per difenderci dal rischio del contagio abbiamo dovuto limitare i contatti con i nostri cari, mettere in atto il distanziamento, rinunciare agli abbracci, baci e strette di mano. In questa drammatica situazione che sta vivendo il nostro paese, lo smart working, ignorato e osteggiato, da molte persone che non credevano nella sua efficacia, si è affermato nelle aziende private e nella pubblica amministrazione apportando una positiva trasformazione nel mondo lavorativo riuscendo così a rispettare le distanze fisiche , i vari blocchi e le chiusure delle città, delle provincie garantendo ai lavoratori la possibilità di continuare la loro attività in una dimensione nuova e protetta della loro casa.

Tale forma innovativa di lavoro non permette semplicemente di lavorare da casa con un pc, ma esso rappresenta un valido contributo al lavoro inteso come benessere organizzativo ed individuale che motiva il lavoratore, che lo coinvolge, che lo rende più produttivo perchè si sente un motore dell’organizzazione lavorativa e soprattutto si sente considerato e tutelato. Esso permette di poter conciliare meglio la propria vita privata e lavorativa, favorisce anche la diminuzione dell’inquinamento grazie alla diminuzione del traffico soprattutto nelle grandi città, garantisce una drastica diminuzione dell’assenteismo ed una drastica diminuzione dei tassi di turnover.

Ovviamente tale forma di lavoro bisogna saperla gestire rispettando i normali orari di lavoro; bisogna concedersi delle pause, ritagliarsi uno spazio silenzioso in cui poter lavorare e non farsi coinvolgere da un sovraccarico di lavoro che danneggerebbe il nostro benessere psicofisico. Si augura che tale lavoro agile anche in futuro entri a far parte dell’anima delle nostre aziende, della pubblica amministrazione regolamentandolo apportando delle modifiche che lo rendano ancora più flessibile ed utilizzabile anche in quei contesti in cui era impensabile utilizzarlo, come nel carcere in ambito psicologico e che invece si è rivelato essere un farmaco vitale.

Pubblicato da
Marina Denegri
Tags: Sulmona

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