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Covid, Sulmona: Nardella elogia personale penitenziario e detenuti

da Marina Denegri

“Di quest’anno non potrò mai dimenticare il dramma dipinto sul volto dei miei colleghi impegnati a garantire assistenza nei reparti”

foto nardella

SULMONA – “Esattamente un anno fa iniziava un autentico calvario per gli “attori” del carcere di Sulmona. Per uno scherzo del destino il primo anniversario della passione vissuta dagli operatori penitenziari e dai detenuti coincide con il venerdì santo, il giorno del sacrificio massimo fatto da un tal uomo chiamato Gesù. Esattamente il due Aprile del 2020 ci venivano comunicati i primi due casi di positività al Covid di due nostri colleghi. Ricordo perfettamente quel momento e il disorientamento che ci aveva istantaneamente pervaso”– afferma Mauro Nardella segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria-

Io personalmente, insieme a tutti i collaboratori del Nucleo operativo traduzioni e piantonamenti ho vissuto in maniera maledetta quell’istante visto che, contestualmente alla preoccupazione provata per la salute dei mie compagni di lavoro, venivo posto in vigilanza attiva (una sorta di arresto domiciliare sanitario) per ben 14 giorni.

Quello appena citato era stato il primo caso in Abruzzo e proprio per questo vissuto con maggiore incognita.

Le giornate non passavano mai.

Se c’è stata una cosa che mi ha maggiormente sorretto in quei giorni posso tranquillamente dire che è da identificare nella presenza costante di mia moglie e dalla vicinanza espressa da alcuni colleghi.

Tra questi cito soprattutto il comandante di Reparto Sarah Brunetti la quale non ha mancato un giorno dal chiedermi come stavo e se avevo bisogno di aiuto (bellissima storia che si è ripetuta nei confronti di tutti i colleghi colpiti dal Covid)

Sarà lei stessa, alcuni mesi dopo, unitamente al Direttore Sergio Romice e a tutti i colleghi di polizia penitenziaria, a fronteggiare la più cruda e drammatica pagina che il carcere di Sulmona abbia mai potuto sperimentare in ambito amministrativo e sanitario.

Malgrado avesse 4 figli a cui badare, Sarah Brunetti non ha mai esitato (a volte anche superando le 12 ore di servizio) a fronteggiare il pericolo derivante da un possibile contagio armata, così come lo sono stati tutti miei colleghi di stanza a Sulmona, di scafandro, maschera e guanti.

Così come non potrò mai dimenticare il dramma dipinto sul volto dei miei colleghi impegnati a garantire assistenza ed ordine all’interno dei reparti detentivi oltre al raggelante periodo vissuto insieme ai miei colleghi poliziotti nei vari reparti ospedalieri, intenti a garantire sicurezza per via dei tanti detenuti costretti al ricovero, a diretto contatto con la ” morte” (solo io ho visto comporre 4 salme).

Non posso non risaltare il comportamento pressoché corretto di quasi tutti i detenuti i quali con ordine hanno risposto alle inevitabili sollecitazioni derivanti dall’emergenza che per molti mesi ha trasformato il penitenziario di piazzale vittime del dovere in un vero e proprio lazzaretto.

Non è ancora finita ma l’avvento del vaccino sul quale ho risposto sin da subito la speranza che potesse essere l’unica arma in grado di sconfiggere questa terribile piaga e per il quale molto mi sono battuto affinché potesse fare presto ingresso in carcere sono convinto ci porterà a breve fuori dal tunnel.

Per il momento non mi resta che ringraziare tutti per il sostegno dato e a tutti inviare i miei più sentiti auguri di Buona Pasqua“.

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