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Crisi idrica Aca, si studiano in Commissione le contromisure

da Redazione

sospensione idrica montagnaPESCARA – “Emergenza idrica a Pescara, si pensa alle contromisure. A oggi nel solo pescarese il fabbisogno di acqua potabile è di 3.400 litri al secondo, ma l’Aca riesce a garantire solo 3.200 litri al secondo, con una carenza di 200 litri al secondo che, moltiplicato sulle ventiquattro ore, ci rende purtroppo l’idea della portata complessiva della situazione di carenza. Due le soluzioni ipotizzate oggi dall’Aca: la prima, più a lungo termine, una mappatura dettagliata della rete dei sottoservizi idrici sotto il profilo delle dimensioni delle condotte per poter individuare eventuali perdite, ma soprattutto per poter programmare una manutenzione preventiva, con opere di adeguamento da realizzare prima della rottura delle condotte stesse; la seconda, più immediata, chiedere a tutta la cittadinanza di dotarsi di autoclave per disporre sempre di una scorta d’acqua. Che è però la soluzione più difficile e costosa da attuare e che andrebbe a ricadere sulle famiglie. Per tale ragione, a questo punto, dovremo studiare un piano di aiuti per quelle famiglie che non possono affrontare la spesa, ma che pure hanno il diritto di disporre dell’acqua che pagano attraverso le bollette”. Lo ha detto il presidente della Commissione Ambiente Ivo Petrelli ufficializzando l’esito della seduta odierna che ha visto all’ordine del giorno la discussione sull’emergenza idrica in atto a Pescara alla presenza dell’ingegnere Giovanna Brandelli, presidente Aca.

“Abbiamo ritenuto importante affrontare in Commissione la problematica che sta ovviamente monopolizzando il dibattito in città e che ha visto anche la dura presa di posizione del sindaco Masci in riferimento a quell’emergenza idrica che sta affliggendo la città – ha sottolineato il Presidente Petrelli – e che purtroppo ha radici antiche. Dal Presidente Brandelli apprezziamo sicuramente il coraggio di gestire una situazione tutt’altro che semplice con concretezza e onestà intellettuale mettendoci la faccia. E proprio il Presidente Brandelli ha ammesso che il problema sulla disponibilità idrica c’è, sia a livello generale che particolare. In generale influiscono sul tema i cambiamenti climatici che non sono fantascienza, perché i dati confermano che per ogni grado centigrado di aumento della temperatura, perdiamo il 20 per cento di disponibilità. Né ci aiuterebbero, secondo la Brandelli, piogge e nubifragi che purtroppo si verificano in quelle aree che non sono ‘zone di ricarica’, ovvero se piove a Pescara non serve ai fini di una maggiore disponibilità idrica, che invece necessita di precipitazioni su Popoli, sul Gran Sasso o sulla Maiella.

Poi, come sarebbe emerso da uno studio di Aca e Università, sembrerebbe esserci una correlazione diretta tra terremoti e sorgenti acquifere, ovvero ogni volta che c’è una variazione geologica determinata da un terremoto, questa causa una restrizione dei bacini che non è irreversibile, ma che necessita di migliaia di anni per tornare all’origine, e tale fenomeno si sarebbe riscontrato nella zona di Farindola. Infine, ed è sicuramente il dato più incisivo, l’aumento del fabbisogno idrico: prima del Covid-19 il fabbisogno su Pescara era pari a 2.900 litri al secondo che, con il Covid-19, è salito a 3.400 litri al secondo, solo che oggi l’Aca eroga solo 3.200 litri al secondo di acqua potabile, quindi mancano all’appello almeno 200 litri d’acqua al secondo.

Altro elemento importante – ha ancora detto il Presidente Petrelli –, la fatiscenza della rete: il 25 per cento delle condotte in uso ha più di 50 anni; il 75 per cento ha almeno 25 anni, ovviamente più è vecchia la rete, più si registrano perdite con dispersioni importanti di acqua. Sino a oggi l’Aca ha portato avanti una manutenzione a macchia di leopardo, ovvero fatta inseguendo le rotture, e in tal senso la Brandelli ha specificato che il territorio che soffre di più le perdite oggi è Chieti che è stato mappato con l’utilizzo degli ultrasuoni al fine di programmare una manutenzione preventiva, ma il Presidente ha anche specificato e ricordato che la rete non è stata fatta da Aca, che l’ha ereditata dai Comuni. Dunque, secondo Aca, oggi l’unica soluzione è innescare una lotta contro il tempo portando avanti una mappatura su tutti i territori per la ricerca preventiva delle possibili perdite. Su Pescara il Presidente Brandelli ha detto che la rete è come una vasca di compensazione con due punti di ricarica, ovvero i serbatoi di via Maestri del Lavoro e di via Valle Furci. Attualmente per garantire acqua a tutta la popolazione, viene data una pressione di 0,5 bar per portare l’acqua a 5 metri di colonna verticale, aumentare la pressione significa stimolare le condotte e causare rotture e perdite.

L’attuale situazione imporrebbe all’Aca di programmare la turnazione delle chiusure su tutti i comuni gestiti, e per questo l’unica soluzione è incentivare tutte le famiglie a dotarsi di un’autoclave che, però, oltre ad avere un costo personale a carico dei singoli utenti, richiede poi anche una manutenzione costante. L’Aca, dal canto suo, starebbe anche assolvendo alle pratiche per il raddoppio dell’emungimento sul Tirino, che sta sollecitando da un anno per ottenere le autorizzazioni che però tardano. Ovviamente da parte della Commissione sono arrivate perplessità sulla proposta di dotare ciascun nucleo abitativo o condominio di autoclave, impianto che va a incidere, in un periodo di forte crisi, sul bilancio personale di famiglie che comunque pagano anche bollette salate per un servizio che, di fatto, non c’è. Da qui, allora, la richiesta, che affronteremo in giunta e in Consiglio, di studiare soluzioni e forme di aiuto alle famiglie che hanno difficoltà a sostenere autonomamente l’installazione di autoclave”.

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