In tre diversi appuntamenti in Abruzzo (Pescara, Teramo, Celano), i due giornalisti Rai hanno parlato delle loro esperienze sul campo
CELANO – Storie di dolore, vittime innocenti, immagini di guerra sono le difficili realtà che hanno stimolato un intenso dibattito il 29 ed il 30 novembre, in particolare sulla questione mediorientale, e sulla figura dell’inviato speciale: una professione che subisce un cambiamento costante ma che non smette mai di far breccia nel cuore di chi crede veramente in una missione ossia quella di raccontare, dopo aver visto con i propri occhi, quanto accade nell’istante in cui la vita scorre, nel momento in cui la realtà cambia e nell’attimo in cui si sfogliano le pagine di un nuovo libro di storia che vien riscritto secondo per secondo.
Ospiti dell’evento dal titolo “Raccontare il nuovo Medioriente”, sono stati i due giornalisti Rai Amedeo Ricucci e l’abruzzese Paolo Di Giannantonio che hanno avuto modo di condividere le loro esperienze sul campo e ne hanno parlato in tre diversi appuntamenti.
L’evento è stato curato dall’Associazione di promozione sociale “G.Puccini” del vice presidente Gianluca Planamente insieme alla giornalista pescarese Alessandra Renzetti che ha guidato il dibattito organizzato nelle due giornate che hanno visto dapprima un incontro formativo presso l’Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Scienze della Formazione, in cui lo stesso presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta ha interagito con i due colleghi impegnati nell’analisi della professione del “reporter”, poi presso la Provincia di Pescara rappresentata dal presidente Antonio Zaffiri e “dulcis in fundo” a Celano (L’Aquila), comune che ha rivelato grande interesse rispetto ad un tema di cui ancora poco si parla e che ha avuto modo di salutare Ricucci che si appresta a vivere una nuova sfida in Iraq, infatti la partenza è prevista per i prossimi giorni.
Spunto per un dibattito, a Pescara come a Celano, è stato il libro “Cronache dal Fronte . Parole e immagini” (casa editrice Castelvecchi) dello stesso Amedeo Ricucci, ospitato proprio nel pomeriggio di sabato presso la sala conferenze dell’Auditorium celanese “Enrico Fermi” insieme al collega Paolo Di Giannantonio da sempre fiero delle sue origini abruzzesi che hanno simpaticamente giocato un ruolo importante durante il racconto delle sue esperienze lavorative non sempre facili.
A fare gli onori di casa a Celano è stato il sindaco Settimio Santilli che ha partecipato con attenzione al fianco della sua comunità all’appuntamento che ha garantito questa profonda analisi di una realtà articolata ed apparentemente lontana: “É stato davvero interessante saperne di più su una situazione molto vasta e complessa, alla luce dei conflitti che indirettamente toccano anche il nostro Paese e sui quali noi tutti talvolta ci interroghiamo ma invano. Non è mancata una considerazione importante anche sulle sfide che probabilmente interesseranno il nostro futuro viste le premesse storiche che viviamo ora, ed è stato appagante vedere una risposta positiva dai cittadini del comune di Celano”.
“Se da un lato abbiamo avuto delucidazioni su alcune situazioni che caratterizzano territori non lontani dai nostri, dall’altro abbiamo avuto modo di constatare anche le difficoltà che vivono quei reporter che ci mostrano quel mondo di cui abbiamo parlato insieme a Ricucci e a Di Giannantonio – prosegue il sindaco. – Proprio gli inviati infatti si recano nei teatri di guerra e vivono i conflitti in prima persona per darci la possibilità ogni giorno di essere informati su cosa accade davvero. Sono orgoglioso di aver conosciuto e permesso alla mia comunità di ascoltare due paladini dell’informazione”.
Grande interesse ha destato il libro di Ricucci impreziosito dalla prefazione obiettiva, attenta, a tratti ironica di Ennio Remondino: le pagine di questo lavoro che raccontano storie che rispecchiano fedelmente la realtà sono state supportate, nell’esposizione, dalla proiezione di servizi video molto toccanti.
Il cronista ha mostrato come si avvicina sempre il più possibile all’autentica descrizione dei fatti per permettere a tutti di conoscere la verità del momento e lo fa attraverso le parole e le immagini, due linguaggi diversi da mettere a confronto per poterne evidenziare in controluce i rispettivi punti di forza e debolezza. È importante per Ricucci, “poter vivere di persona ed in prima fila dei momenti di storia da poter raccontare a tutti”, a modo suo, con onestà e rispetto dei fatti senza filtri ideologici né pregiudizi.
Altre scarpe consumate dopo chilometri percorsi a piedi daranno la possibilità di osservare ulteriori storie di disperazione, dolore e drammi famigliari ed i giornalisti che come Ricucci e Di Giannantonio credono fermamente nel loro mestiere sono la prova che professionalità e passione sono grandi risorse.