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De Angelis su riconoscimenti anche economici a medici, infermieri, personale sanitario e oss

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PESCARA – Non basta più una pur doverosa gratificazione morale: per medici, infermieri, personale sanitario e oss è l’ora di un riconoscimento economico e contrattuale significativo e reale. È quanto chiede Giuseppe De Angelis, segretario regionale Uil Fpl, rivolgendosi all’opinione pubblica e alla Regione Abruzzo nei giorni in cui l’emergenza coronavirus ha fatto emergere il valore della sanità italiana in generale, e abruzzese in particolare, ma anche limiti che negli anni hanno penalizzato chi, oggi, si trova a dover gestire l’emergenza nelle corsie degli ospedali della nostra regione.

“Si è detto da più parti – commenta De Angelis – che siamo in guerra: ed è proprio vero. Ma in guerra i militari inviati in missione possono contare su un significativo riconoscimento economico per il loro coinvolgimento. Questo, invece, non sta accadendo per i “militari” di questa guerra: medici, infermieri, personale sanitario e oss che, pur elogiati pubblicamente, troppo spesso si vedono costretti addirittura a doversi difendere da denunce e calunnie, aggiungendo difficoltà a difficoltà in questo difficile momento dove loro stanno dando il meglio di sé.

Come segretario della Uil Fpl, invece, sono dell’avviso che è proprio questo il momento per invertire la rotta, passando da questi elogi ad un riconoscimento economico serio. È quanto sta avvenendo in altre regioni, come ad esempio il Piemonte e Veneto, dove gli assessori alla Sanità sono riusciti a trovare nelle pieghe dei rispettivi bilanci risorse da destinare proprio al personale sanitario.

Se è stato possibile altrove, chiediamo dunque alla Regione Abruzzo, nelle persone del presidente Marco Marsilio e dell’assessore alla Sanità Nicoletta Verì di cercare risorse da poter destinare a medici, infermieri, personale sanitario e oss impegnati nell’emergenza. Il nostro timore – conclude De Angelis – è che passato questo momento, tutto torni nel dimenticatoio. E assisteremo ad uno scenario triste: un esercito sfinito e, per di più deluso, perché abbandonato a se stesso nella guerra più difficile e impegnativa che abbiamo conosciuto dopo i conflitti mondiali”.

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