L’assessore all’Ambiente del Comune di Pescara, riferendo sull’esito dell’incontro, ha sottolineato la totale chiusura del sindaco di Chieti a consentire un conferimento a Casoni
PESCARA – L’assessore all’Ambiente del Comune di Pescara Isabella Del Trecco,che ieri mattina ha preso parte ad un nuovo incontro convocato in Regione sull’emergenza rifiuti, alla presenza di tutti i sindaci coinvolti, ha detto che il vertice non ha sortito alcun effetto vista la totale chiusura del sindaco di Chieti a consentire un conferimento a Casoni, seppur temporaneo, ai Comuni della provincia di Pescara oggi in difficoltà. A questo punto Pescara proseguirà con il trasporto del pattume a Sulmona, continuando anche a valutare ipotesi alternative all’impianto di Casoni che allo stato attuale sembrerebbe impraticabile, restando in attesa di ulteriori valutazioni da parte della Regione Abruzzo stessa.
Ha spiegato Del Trecco:
dal punto di vista pratico Pescara sta reggendo alla perfezione, grazie a quella soluzione individuata sabato scorso in dodici ore, subito dopo aver avuto la comunicazione ufficiale e definitiva circa la saturazione della discarica di Colle Cese, e che ci ha permesso di portare i rifiuti del capoluogo adriatico, già da lunedì, a Sulmona, non lasciando un solo sacchetto della spazzatura in strada per un solo giorno, caso unico tra tutti i comuni coinvolti nell’emergenza e con situazioni che stanno già divenendo drammatiche a due passi da casa nostra, come Montesilvano o Spoltore. Ci aspettavamo decisioni importanti dalla riunione odierna, e invece, ancora una volta, l’incontro non ha sortito gli effetti sperati, mantenendo inalterate le logiche vista la chiusura del sindaco di Chieti anche dinanzi alla proposta di un conferimento temporaneo dei rifiuti nell’impianto di Casoni. Anche l’attuazione delle riserve attivate con una delibera ad hoc dalla Regione Abruzzo, con il famoso 5 per cento, senza aver prima attuato degli accordi preliminari, diventano inutili, a meno che non vengano adottate ordinanze contingibili e urgenti che la Regione non firmerà per ora. Il vero problema continua a essere non l’individuazione di una discarica per il sovvallo, ma il Trattamento materiale biologico, il Tmb, perché di impianti pubblici sul territorio regionale che hanno la capacità di garantire il trattamento dei rifiuti di tutta la provincia di Pescara non ci sono, ce n’è uno solo che è privato, e per ora, in assenza di accordi interregionali, siamo costretti a restare all’interno della regione Abruzzo. E’ evidente che oggi paghiamo il conto di trent’anni di politica regionale che non ha svolto il proprio dovere, non ha investito sulla raccolta differenziata spinta porta a porta perché costa, e paghiamo le responsabilità di chi, in passato, non ha fatto sì che si realizzassero piattaforme pubbliche per lo smaltimento e la lavorazione del rifiuto differenziato. E nonostante questo l’amministrazione comunale di Pescara ha comunque saputo e voluto investire sulla raccolta differenziata che in due anni e mezzo è passata dal 7 per cento di metà 2009 al 28,80 per cento odierne, e dove la differenziata viene svolta porta a porta abbiamo percentuali pari al 75-80 per cento. Ora, a fronte dell’esito insoddisfacente dell’ultimo vertice regionale, il Comune di Pescara continuerà a valutare ipotesi alternative a Casoni, che allo stato attuale non sembrerebbe praticabile, una situazione di campanilismo che non esitiamo a definire paradossale, specie ricordando il verbale della riunione del 28 ottobre 2011, appena cinque mesi fa, quando, in prossimità della saturazione di Colle Cese, la Regione ha invitato gli Enti locali e i Consorzi ad attivarsi proprio per conferire i propri rifiuti a Casoni, visto che l’impianto di Teramo era ancora inaccessibile. E non possiamo dimenticare che proprio per aver accolto per tre anni i rifiuti di Teramo, la struttura di Colle Cese è giunta a saturazione anticipata, ma Pescara ha accettato quell’ospitalità proprio per il principio di solidarietà che pensavamo sarebbe stato applicato sempre e comunque. Mai avremmo pensato di trovarci di fronte a un muro amministrativo inaccettabile e incomprensibile.
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