PESCARA – Licio Di Biase,presidente del Consiglio comunale, intervenendo con una nota, ha detto di condividere la posizione espressa dal Consigliere Acerbo in merito all’esigenza di una variante al Prg per evitare l’ulteriore scomparsa di tutti quei piccoli segni che appartengono alla memoria di una città che evidenzia, ormai, i chiari sintomi della “smemoratezza”.
Dice Di Biase :
nel mio ultimo libro “La grande storia. Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo”, a conclusione della ricostruzione storica, riporto un articolo del giornalista Manganelli dal titolo: “Pescara non ha rughe”.
Scrive: “Pescara è nuova, Pescara è geometrica. Pescara è rigorosamente estroversa, Pescara è danarosa, Pescara non guarda le montagne, Pescara non ha storia. Sembra aver cancellato i secoli che l’hanno preceduta; ha dimenticato i romani, i peligni, ha snobbato i bizantini, ha chiuso la porta in faccia ai longobardi, si è defilata nei secoli dei normanni, degli aragonesi, ha fatto gran baruffa con i turchi, ma i turchi sono tornati in Turchia e Pescara è sempre qui. Non ha storia? Forse esagero. Nella città vecchia, che si chiama Portanova, la via Manthoné è la via di D’Annunzio. Chi è Manthoné? Qualcuno oscuramente ricorda, scolastica memoria, che fu costui a tener testa ai Borboni, in una guerra eroica e dimenticata. In via Manthoné è nato D’Annunzio. La sua casa esiste. Esiste tutta via Manthoné, una già nobile, ora delicatamente decrepita via, a memoria dell’antica Pescara”.
E ancora: “Non so, non ho informazioni di prima mano, ma sono certo che D’Annunzio fantasma non frequenta Pescara. Non dico che sia male; forse è un bene; ma se di qualcosa si sente la mancanza a Pescara è proprio di questo: non ci sono fantasmi. Via Manthoné non basta. E’ bene far sì che una città non abbia fantasmi? Non lo so; penso che l’Abruzzo è affollato di fantasmi. Forse è necessaria una città totalmente esorcizzata. Che ne direbbe il fantasma gentile e sommesso, oh quanto più sommesso di D’Annunzio, del pescarese Ennio Flaiano?”
Bene, allora Pescara è una città senza fantasmi, ma rischia di essere una città totalmente priva di ogni elemento del proprio passato, priva, cioè di “rughe”. Eppure, ha una storia ricca, perfino importante. E’ sufficiente ricordare la piazzaforte che per trecento anni ha vigilato sui confini del Regno di Napoli. Ma, tutti i “segni” della memoria sono scomparsi. Pescara si è continuamente sottoposta a lifting, volontariamente o involontariamente.
La guerra, con l’abbattimento di molti edifici, costrinse i pescaresi ad una forzata azione di ricostruzione con l’eliminazione di tutti i “segni” del passato.Ma il grave è quando il lifting è stato volontario. E allora, ricordiamo certamente l’abbattimento del teatro Pomponi (costruito nel 1922 e abbattuto agli inizi degli anni ’60), ma vorrei ricordare soprattutto, perché è una responsabilità che pesa sulle coscienze delle attuali classi dirigenti, la stazione di Porta Nuova, realizzata nel 1882 e abbattuta 4-5 anni fa, per cui tentai, insieme ad altri, una inutile difesa.
Voglio ricordare il mio tentativo di conservare la “ciminiera” della ex Fornace Cetrullo, dove c’è stato l’intervento della Gmg. Anche in quella circostanza prevalse l’insensibilità.
Qualche volta siamo riusciti a salvare qualcosa, ma molto poco.
E ora viene abbattuta una villa rimasta in vita durante i bombardamenti della 2^ guerra mondiale, ma, si dirà, non era vincolata.
Bene, allora affrettiamoci perché non vorrei che venissero abbattuti anche l’ex centrale del latte di Via del Circuito del 1933, su cui il consigliere Acerbo ha prodotto una riflessione di grande importanza storica, e l’attuale sede della Società Operaia del 1883, dono dell’allora Sindaco Leopoldo Muzii alla stessa Società.
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