Ospiti del 95esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro” sono stati Baldissera Di Mauro e gli scrittori e critici letterari Arnaldo Colasanti e Andrea Caterini. Si è discusso del libro di Di Mauro “Camilla e le altre” (La nuova pesa) che, ha spiegato Fina, è “è il quinto della Collana ‘Unica’ dei Quaderni de La nuova pesa”.
La collana è diretta da Colasanti, che l’ha presentata nel corso dell’incontro: “Si tratta di un progetto condiviso dalla Fondazione Toti Scialoja, dall’associazione Frascati Poesia e dalla galleria La nuova pesa che dà anche il marchio. Questi tre soggetti vogliono realizzare una collana di plaquette, prodotti che nascono quando artisti, scrittori, intellettuali capiscono che si sente il bisogno di pubblicare un determinato testo. La grafica è di un grande artista italiano, Giuseppe Salvatori, e l’intitolazione deriva dalla convinzione che in tempi di tempesta e crisi di valori e Unica sia il nome della realtà umana. Vogliamo essere presenti in un tempo senza letteratura, come mi disse una volta Franco Cordelli. Le grandi idee nascono solo da una collettività e questa è tale se si costituisce attorno a principi che sono contrari a quelli che osserviamo oggi. L’incapacità di oggi di produrre grandi idee è il vero dramma della democrazia e della cultura. Dico che da soli non ce la facciamo, dobbiamo essere unici in una collettività che pensa”.
Sul libro di Di Mauro Caterini ha detto: “Mi ha molto colpito. Si tratta di tre racconti, che considero perfetti nella loro semplicità, nella lingua e nella struttura compositiva. Ci ho ritrovato dentro un’Italia tutta provinciale. Nel primo la vita è raccontata attraverso la gatta Camilla che vive un senso di abbandono continuo e nell’abbandono che vive la gatta c’è l’abbandono di chi narra. Nel secondo, quello delle sorelle Tomasino, c’è il cinismo e la crudeltà dei paesi italiani. Nell’accettazione della bruttezza da parte di una delle sorelle si respira un’umanità caldissima. Nel terzo racconto l’autore è più partecipe, Valentino è un parente che inganna tutta la famiglia facendo credere che è prossimo alla laurea ma in realtà sta cercando un’altra vita per se stesso. In generale lo sguardo dell’autore riesce ad accogliere tutte le sensazioni della vita, un pregio comune a molta novellistica italiana. Il nostro tempo invece è contraddistinto dall’assenza di significati e dall’impossibilità di creare una comunità che creda realmente nella letteratura, su una visione del mondo e sulla voglia di immaginarlo. Ho chiamato questo tempo e la sua letteratura l’età del pongo, tutto è finto e quello che si modella è plastica. La letteratura non è più immaginare una vita, qualcosa di profondo che mette in gioco tutto noi stessi”.
Di Mauro ha raccontato che “la mia partecipazione al progetto nasce dall’amicizia e dalla stima per Arnaldo Colasanti. Questi racconti sono stati scritti in tre diversi momenti, il primo a ridosso della morte di Camilla, il secondo è estrapolato da un romanzo che sto scrivendo, il terzo da un romanzo che ho scritto e che per ora non intendo pubblicare. Un mio amico che li ha letti, Massimo Cacciari, le ha definite delle storie, ed è una definizione che mi convince molto perché sono tre storie che raccontano tre momenti della vita di tre persone. Per quanto riguarda il ruolo della letteratura in questo tempo mi viene in mente un verso straordinario di Sandro Penna che scrive: felice chi è diverso essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune. In questa fase stiamo assistendo all’emergere della moda di essere scrittore, più che del modo. L’eccesso di vanità e tutto quello che ruota intorno alla scrittura contemporanea avviene fanno perdere la sostanza di quella che dovrebbe essere la scrittura e il rapporto con essa”.
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