L’AQUILA – Il Presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo interviene in merito alle dichiarazioni rilasciate dall’ ex presidente del collegio dei liquidatori del Consorzio per lo sviluppo industriale dell’area Chieti – Pescara,Gabriele Gravina sottolineando che le spiegazioni ufficiali non fugano i dubbi su tali dimissioni.
“A Gravina – dichiara Febbo – vanno riconosciuti grandi e indiscutibili meriti sia in campo imprenditoriale sia sportivo che ne fanno senza ombra di dubbio un persona autorevole e rispettabile oltre che un galantuomo come dimostrato dalle parole spese nei confronti di chi lo ha nominato. Mi domando però se una caduta, seppur abbia determinato una querela, può davvero portare alle dimissioni? Relativamente all’unico obiettivo da raggiungere non abbiamo ancora nessuna notizia sull’esistenza di un Piano industriale, d’altronde sono il Presidente della Commissione di Vigilanza e certamente lo avrei già visionato. Se poi fosse come dice Gravina, si sarebbe dimesso l’intero Cda e non solo il Presidente.
Piuttosto – rimarca il Presidente della Commissione di Vigilanza – credo che le questioni più importanti che riguardano il Consorzio per lo sviluppo industriale siano relative al dissesto economico e finanziario che forse non era stato ben illustrato a Gravina, o forse aveva ricevuto delle rassicurazioni in merito a possibili interventi da parte della Regione che non sono mai arrivati. In primis per la oggettiva mancanza di fondi e poi a causa delle nuove normative europee in materia.
Oltre alla mancanza del Piano però si deve sottolineare la situazione di totale abbandono in cui versano le aree industriali di pertinenza del Consorzio, soprattutto per quanto riguarda la rete viaria. Ritengo inoltre che le dimissioni di Gravina siano legate alla mancata concretizzazione degli impegni che qualcuno aveva preso in precedenza e mi riferisco in particolare al mancato pagamento degli stipendi e soprattutto, cosa ancora più grave, al mancato versamento dei contributi previdenziali e delle ritenute fiscali. Quest’ultima omissione configurerebbe tra l’altro un reato di natura penale e forse sono da ricercare proprio qui le risposte ai miei interrogativi”.
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