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Disagio psicologico post lockdown, commento di Brandiferri e Sarchiapone

da Redazione

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TERAMO – Passata la fase critica dell’emergenza Coronavirus, iniziano a farsi sentire gli effetti della quarantena sulla salute psicologica, che possono determinare una condizione di assoluta sofferenza in grado di portare a gesti incontrollabili ed estremi. La chiusura totale ha comportato la perdita delle entrate economiche per molti lavoratori e lavoratrici, soprattutto precari e autonomi.

“La pandemia e la chiusura totale – afferma la Consigliera di Parità della Provincia di Teramo Monica Brandiferri – hanno creato danni irreparabili e incalcolabili, i cui effetti iniziano a percepirsi solo adesso. Non avere più lo stipendio significa non poter pagare l’affitto, non poter comprare alimenti per la famiglia, non potersi curare, vivere nell’incertezza e nell’angoscia psicologica, stati d’animo che possono anche degenerare soprattutto quando si tratta di soggetti deboli e già provati. Non va dimenticato anche che le persone che hanno un reddito più basso sono le più vulnerabili ad assorbire gli effetti negativi. Non è un caso che nella provincia di Teramo si sono registrati addirittura cinque suicidi in quindici giorni oltre che numerosi casi di tentato suicidio. É di fondamentale importanza che tutti i reparti di psichiatria degli Ospedali della Provincia di Teramo riprendano regolarmente la loro attività, come sollecitato dagli esperti del settore, in considerazione del notevole aumento di persone che manifestano stati d’ansia, paura, depressione e altri disturbi del sistema neuro-psichiatrico. Per fornire risposte tecnicamente valide alle persone che mi hanno contattato per manifestare il disagio derivante dalla crisi del mondo del lavoro, ho avviato una collaborazione con il Professor Marco Sarchiapone, psichiatra di fama internazionale, il quale mi ha dato una serie di elementi utili per indirizzare nel migliore dei modi i lavoratori e le lavoratrici”.

“È molto probabile – afferma il Professor Sarchiapone – che stati di disagio, prima assenti, si manifesteranno; ma questo non significa che la causa sia l’isolamento quanto piuttosto che quest’ultimo abbia slatentizzato un disagio che pre-esisteva sebbene non in maniera clinicamente evidente. Inoltre, va tenuto presente che le persone con disturbi psichici pre-esistenti sono decisamente più vulnerabili alle conseguenze della pandemia e andranno incontro a ricadute o peggioramenti delle loro condizioni psichiche con incremento anche della vulnerabilità a condotte autolesive. In questo contesto la crisi economica è da considerarsi come un importante fattore di stress che agisce come un grilletto in una pistola: se l’arma è carica (cioè il paziente ha anche dei fattori di rischio predisponenti) allora il colpo in canna partirà (e cioè la persona cercherà di suicidarsi); viceversa, se l’arma non è carica (cioè il paziente non ha importanti fattori di rischio predisponenti) allora nessun colpo potrà essere esploso (cioè il paziente non cercherà di suicidarsi). Purtroppo il suicidio non è condizione eleggibile di una cura, ma esiste, naturalmente, la possibilità di prevenire che un paziente con fattori di rischio predisponenti si suicidi a causa di un’incidente fattore di rischio scatenante, quale le conseguenze di una crisi economica certamente rappresentano. Ritengo fondamentale investigare la presenza di fattori di rischio predisponenti in coloro che andranno soggetti ad una crisi economica: i familiari e/o gli amici “stretti” svolgono un ruolo importante nel valutare se “qualcosa che non va” si palesa nei loro cari, a questo punto diventa fondamentale rivolgersi ad un professionista psichiatra esperto per mettere in atto le necessarie manovre preventive”.

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