PESCARA – Il dettato legislativo regionale e i provvedimenti amministrativi e regolamentari sui divieti temporanei di balneazione e sulla distanza minima dei canili comunali dagli insediamenti urbani e dai nuclei abitati vanno ripensati e adattati alla realtà. Il sindaco Carlo Masci si è recato nella mattinata odierna negli uffici del presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri per consegnare due urgenti proposte di modifica inviate al presidente della Giunta Marco Marsilio e agli assessori competenti.
«Non è più accettabile che io debba periodicamente firmare divieti temporanei di balneazione limitati a un arco di 48 ore a ogni pioggia e a ogni piccolo sversamento nel fiume, anche di pochi minuti, persino quando gli eventi si verificano in località esterne a Pescara. Questo accade per preciso obbligo nonostante il più recente e accurato screening delle acque dell’Adriatico, a cura dell’Arta, abbia accertato il raggiungimento di standard di qualità impensabili fino a poco tempo fa. Il mare è certificato pulito ed è stato così durante tutta la stagione, anche quando il sindaco era costretto a far apporre i cartelli di divieto di balneazione. Ci ritroviamo in Abruzzo in una situazione unica a livello nazionale, determinata nel tempo da diverse motivazioni fortunatamente superate, e pertanto l’anomalia di disporre in capo al sindaco l’obbligo sistematico delle proibizioni va assolutamente sanata. Le sole piogge e gli sversamenti in località limitrofe non possono più essere la giustificazione di un automatismo del genere. La modifica della norma è necessaria a evitare confusione e distorsioni che danneggiano l’immagine della città e gli interessi delle imprese che insistono sul territorio, mantenendo nel contempo tutte le garanzie di salubrità delle acque per i cittadini che fanno il bagno in mare».
Il secondo provvedimento richiesto da Carlo Masci fa leva sull’incongruità della misura minima di distanziamento del canile dagli insediamenti abitativi previsto dalla legge regionale 18 dicembre 2013 n° 47 sul controllo del randagismo, l’anagrafe canina e la protezione degli animali di affezione.
«La norma si inserisce nella legge quadro nazionale in materia (l. n° 291/1991) in cui però il limite dei 300 metri non è previsto, così come non lo è in numerose altre Regioni. Oggi l’evoluzione delle tecnologie e una diversa sensibilità verso gli amici a quattro zampe ha reso prassi una sistematica e capillare opera di pulizia e sanificazione degli ambienti. Il canile non è solo luogo di ricovero ma anche di benessere degli animali, una struttura di accoglienza completamente ripensata a favore dell’adozione degli esemplari abbandonati o randagi. D’intesa con i tecnici – così il sindaco di Pescara – abbiamo proposto di riformulare la legge regionale con il concetto di “sufficiente distanza, e comunque non inferiore a 200 m. dalle strutture sanitarie”. In ambedue i casi la logica e il buon senso ci fanno sperare in un rapido accoglimento da parte della Regione delle nostre richieste».