Per tenere alta l’attenzione dei lettori, ma soprattutto di chi governa, sui problemi legati al dissesto idrogeologico del territorio italiano continuiamo a pubblicare note di presidenti dell’Ordine dei Geologi delle varie regioni, che cercano con i loro interventi di sensibilizzare chi di dovere e di far capire la gravità della situazione . Ci auguriamo inoltre che il Forum Nazionale “Le Frane in Casa”, che si svolgerà a Roma il 16 Giugno, al quale parteciperanno 600 geologi e di cui ci siamo già occupati, possa finalmente avere una certa rilevanza sull’opinione pubblica e richiamare al senso di responsabilità. Per risolvere questo vero ed annoso problema non basta valutare la pericolosità delle varie situazioni locali ,ma bisogna individuare le strategie da adottare per gestire e risolvere le criticità presenti nel territorio italiano e soprattutto reperire finanziamenti adeguati per interventi efficaci e risolutori.
Ha ricordato , Giovanni Calcagnì, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia:
oltre 1.150 le frane censite in Puglia con il 23 % del territorio a rischio instabilità ed il 20% a rischio alluvione. Sono i dati che rinvengono dal P.A.I. (Piano di assetto idrogeologico) della Puglia.
Come evidenziato in modo eclatante dalla frana di Montaguto il dissesto idrogeologico per frana interessa tutti i comuni dell’Appennino Dauno, nonché la rete viaria provinciale di collegamento tra di essi. Risulta all’Ordine dei Geologi della Puglia che il 100% dei Comuni di quell’area presentano molte situazioni di rischio frana le quali interessano, frequentemente, proprio gli ambiti comunali edificati.Tale realtà trova altresì riscontro nelle mappe in cui sono riportate le perimetrazioni delle aree a rischio idrogeologico, redatte dell’Autorità di Bacino della Puglia nell’ambito del Piano di Assetto Idrogeologico, da cui risulta che:
– oltre il 23% del territorio regionale è classificato come a rischio geomorfologico, con assoluta prevalenza di tale rischio nella provincia di Foggia;
– oltre il 20% del territorio regionale è classificato come a rischio alluvioni, con prevalenza di tale rischio nella Daunia e nel Salento, con significativa presenza anche nel Barese. Dunque per quanto riguarda le frane vere e proprie, esse risultano censite, sul territorio dell’Autorità di Bacino della Puglia ed il loro numero complessivo, incredibile ma vero, è pari ad OLTRE 1150. Non dimentichiamo che la Puglia è una regione dove il rischio Sinkhole, ovvero il rischio di sprofondamenti per collasso di cavità, è molto presente, ed interessa spesso le aree urbane. Che fare dunque?
Probabilmente non c’è alcun bisogno di nuovi piani o di interventi “straordinari” (a parte casi estremi tipo Montaguto, Maierato, ecc.): da anni, infatti sono stati approvati i Piani di assetto idrogeologico allo scopo di difendere il territorio dagli eventi franosi e alluvionali; quello che manca sono i fondi per sostenerli. Soprattutto per le regioni meridionali il governo con l’ultima legge Finanziaria ha ridotto significativamente i fondi stanziati per la protezione idrogeologica del territorio. Tutto ciò senza considerare gli ulteriori “tagli” che si intravedono nella nuova pesantissima manovra finanziaria in corso di approvazione, e quindi anche sugli investimenti per la difesa idrogeologica.
Da ciò deriva la necessità che i geologi italiani debbano sempre più assumersi responsabilità di vigilanza idrogeologica territoriale a favore delle nostre popolazioni e dei nostri territori. La soluzione del problema prevenzione idrogeologica infatti consisterà nell’attivazione di una serie di iniziative e di nuovi strumenti operativi, soprattutto da implementare a livello locale, che porterà a superare la logica della “difesa passiva”, ossia una politica d’intervento a posteriori, a disastro avvenuto, con procedura emergenziale e dell’intervento straordinario a favore di una “difesa e controllo attivi del territorio.
Il punto di forza di tale proposta dovrà risiedere nell’ottimale utilizzo dei geologi liberi professionisti che sono disseminati, ed operano, in tutti gli 8000 comuni della nostra Italia, e quindi anche in tutti i territori italiani soggetti al rischio idrogeologico.