Chiacchiere, castagnole e cicerchiata sono i dolci del Carnevale. Senza dimenticare, anche se si associano alla Festa del Papà, le zeppole
REGIONE – In Italia ogni ricorrenza è legata alla tradizione culinaria. Il Carnevale non fa eccezione e non esiste luogo in cui non sia associato al dolce. In Abruzzo il Carnevale é una festa molto sentiti e i dolci tipici di quel giorno, o per meglio dire di quel periodo, sono essenzialmente tre: chiacchiere, castagnole e cicerchiata.
- Chiacchiere di Carnevale: come preparare la ricetta
- Castagnole di Carnevale: come preparare la ricetta
- Cicerchiata: come preparare la ricetta
Le origini delle chiacchiere sono antichissime. Risalirebbero addirittura all’epoca romana quando, in occasione dei Saturnali, una festa molto simile al Carnevale odierno, si preparavano i “frictilia”, dolci fritti nel grasso di maiale. Bugie in Liguria, cenci in Toscana, frappe a Roma, cròstoli in Alto Adige e Friuli, galani in veneto. Il nome delle chiacchiere di Carnevale varia da regione a regione e in alcuni casi anche da città a città, ma la ricetta è più o meno sempre la stessa. Si tratta di striscioline di pasta preparate con farina, zucchero, burro, uova e cosparse di zucchero a velo. Un tempo venivano fritte nello strutto, oggi nell’olio di semi, ma in tanti optano ormai per una più leggera cottura in forno.
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Le castagnole sono così denominate per la piccola dimensione e la somiglianza con le castagne. Sono dei bocconcini di pasta fritta, con una copertura fragrante all’esterno e una parte morbida all’interno; rotolate nello zucchero a velo sono golosissimi per tutti. La ricetta é molto antica, ovviamente nel tempo ha subito modifiche e adattamenti; ne sono state rinvenute quattro versioni in un manoscritto risalente al ‘700 trovato nell’Archivio di Stato di Viterbo, una delle quali prevede la cottura in forno e non fritta, anticipando cosi ciò che oggi si intende per “versione light”.
Il nome della cicerchiata deriverebbe dal termine cicerchia (Lathyrus sativus), un legume simile al pisello e al cece, e sarebbe da intendersi come “mucchio di cicerchie”. Si tratta infatti di un dolce, di solito realizzato a forma a ciambella con farina, uova, zucchero e burro, si presenta come un mucchietto di palline di circa un centimetro di diametro, fritte nell’olio d’oliva e assemblate con il miele. Riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale per l’Abruzzo, le Marche ed il Molise, è simile agli struffoli napoletani, dai quali si differenzia per le dimensioni delle palline, che nel nostro caso sono più piccole, e per il fatto che non è un dolce natalizio.
A Carnevale insieme a chiacchiere, cicerchiata e zeppole (anche se queste ultime sono il dolce per antonomasia della Festa del papà).