PESCARA – “Alla base dei camorristi napoletani c’è l’ingordigia, il voler depredare tutto, compresa la nostra terra, l’ambiente, distruggendoli con i roghi, in nome del dio denaro. Ai ragazzi dico oggi abbiate la forza di scandalizzarvi, almeno voi. Abbiate il coraggio di ribellarvi e pretendete che noi, gli adulti, ci prendiamo cura di voi come figli, non solo la famiglia, ma anche gli insegnanti. Vorrei parlare al cuore degli uomini e chiedere ai più ricchi quanto pensano di dover vivere su questa terra, e perché non godono facendo rinascere quartieri come Scampia a Napoli o il Ferro di Cavallo a Pescara”.
Sono le parole che Don Maurizio Patriciello, il parroco anticamorra, amico della ‘iena’ Nadia Toffa, ha rivolto agli studenti nel corso della nuova Giornata della Legalità organizzata dall’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, nell’ambito del Premio Nazionale ‘Paolo Borsellino’.
Ospiti dell’evento, coordinato dalla dirigente Alessandra Di Pietro, Don Maurizio Patriciello e Luigi Leonardi, imprenditore, testimone di Giustizia e scrittore, il vicequestore aggiunto Alessandra Bucci e il dirigente scolastico del Liceo Psicopedagogico e Linguistico ‘Marconi’ Florideo Matricciano. Presenti in Aula Magna, oltre alle classi seconda H e terza B indirizzo Sala, e quarta A indirizzo Enogastronomia, coordinate dalle docenti Rosa De Fabritiis, Renata Di Iorio e Rossella Cioppi, e una classe dell’indirizzo socioeconomico del Marconi, anche Daniela Puglisi in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Provinciale, referente per i progetti di Legalità, il maggiore dei Carabinieri La Rocca, il Comandante della Polizia municipale di Pescara Danilo Palestini, Giovanni D’Andrea Presidente dell’Associazione ‘Codici’, Francesca Martinelli volontaria del Premio Borsellino, la segretaria della Fidapa Pescara Maria Luisa Abate, i rappresentanti dell’Associazione Marinai d’Italia e di AssoArma e l’ex Provveditore scolastico Sandro Santilli.
“Oggi riprende il percorso delle Giornate della Legalità – ha detto la dirigente Di Pietro aprendo i lavori della giornata – e lo facciamo con il Premio Borsellino che supporta le scuole attraverso le testimonianze di chi in qualche modo ha vissuto sulla propria pelle l’esperienza delle mafie. Ma i testimoni che di volta in volta ascoltiamo non sono solo dei narratori, ma sono dei trasmettitori di emozioni, capaci di darci un messaggio forte che parla alle coscienze dei nostri ragazzi. E dopo il racket, il pizzo, i sequestri, oggi affrontiamo il tema delle ecomafie, del traffico illecito dei rifiuti, dei roghi tossici che incidono sulla salute di intere popolazioni”.
A parlare del dramma della Terra dei Fuochi è stato Don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo a Caivano, provincia di Napoli, più precisamente nel quartiere conosciuto come Parco Verde, ma che in realtà di verde ha ben poco. Caivano è l’ultima città della provincia di Napoli e i suoi confini toccano quelli della provincia di Caserta. Questa zona a cavallo delle due province, prevalentemente a vocazione agricola, è la cosiddetta Terra dei Fuochi dove i tanti rifiuti e veleni scaricati illegalmente su quei terreni causano malattie e morte al pari di una città fortemente industrializzata. Don Maurizio ha raccontato la sua scelta di diventare sacerdote a 30 anni, dopo aver lavorato per dieci anni in ospedale come responsabile di reparto, fino alla scoperta del dramma che affligge la sua terra e l’incontro con Nadia Toffa, prima inviata e poi conduttrice de Le Iene, che con le sue inchieste ha dato risalto mediatico alla Terra dei Fuochi.
La “iena”, che negli ultimi anni ha combattuto con un tumore, si è spenta lo scorso 13 agosto e, proprio per l’amicizia che li legava, è stato don Maurizio a celebrare il suo funerale.
“La nostra terra è il patrimonio più importante che abbiamo ricevuto da Dio – ha detto Don Maurizio -: persino nella prima pagina della Bibbia leggiamo che ‘Dio pose l’uomo sulla terra affinchè la coltivasse e la custodisse’. L’uomo ha però tradito questo patto, i problemi ambientali oggi non sono confinati solo nella Terra dei Fuochi, ovvero quel lembo della Campania dove le ecomafie hanno tentato di occultare un traffico illecito di rifiuti semplicemente appiccando roghi, che sono invece stati proprio la chiave di volta per le indagini. E oggi su quel lembo di terra registriamo un’incidenza di patologie tumorali più alta che in qualunque altra città italiana. Ma pensiamo che tra qualche anno sulle nostre tavole non avremo più prodotti come i ricci di mare, che siamo riusciti a far estinguere. Il vero problema ambientale sta nel cuore dell’uomo: ricordiamo che solo nel 2019 in appena 9 paesi d’Italia 100 maschi hanno ucciso le loro donne, e questo a causa dell’ingordigia che domina i rapporti umani”.
Quindi l’imprenditore Luigi Leonardi che ha raccontato la propria esperienza di vittima del racket, di sequestri e di aggressioni: “Non ho mai perso la voglia di ricostruire le mie aziende, anche senza l’aiuto dello Stato, contro il quale ho anche dovuto fare lo sciopero della fame fuori da Montecitorio per chiedere il riconoscimento dei miei diritti e quante volte ho pensato che, se fossi stato un immigrato, avrei avuto molti più diritti senza bisogno di protestare – ha detto Leonardi -. Ognuno di noi ha o avrà nella vita le proprie guerre e i propri traumi, da cui però bisogna sempre rialzarsi. La legalità è sinonimo di libertà perché chi decide di fare il malvivente lede la libertà altrui, blocca il futuro dei nostri giovani, li condanna ad andare via perché in Italia non c’è lavoro, li condanna a morire di tumore per le Ecomafie, la criminalità organizzata agisce su uomini che limitano altri uomini. Il fresco profumo della libertà di cui parlava Borsellino è invece il vivere ogni giorno senza essere condizionati da quello che vi gira intorno. Io ero ricco, stavo bene, ho deciso di voler fare una mia impresa, avevo 36 collaboratori, due aziende e una catena di negozi, e un giorno si sono presentati in negozio tre soggetti che pretendevano dessi loro 30mila euro l’anno per tenere aperto il mio negozio di Scampia. Ho rifiutato, mi hanno tagliato la strada in auto, sono rimasto 3 giorni in coma e 42 giorni in ospedale. Ho chiuso il negozio di Scampia, dopo aver pagato loro 2mila euro, e da quel momento tutti i clan pretendevano pagassi per gli altri negozi, 6mila euro a settimana, e ho pagato per anni. A fine 2008 la goccia che ha fatto traboccare il vaso: sono stato sequestrato perché pretendevano firmassi false cambiali. Quel giorno ho deciso di denunciare tutti, 28 esposti, e ho perso la mia famiglia che aveva paura. Ho sostenuto anni di processi nell’aula bunker di Poggio Reale, con la condanna di 81 persone a 790 anni di galera. Da cinque anni vivo sotto scorta perché secondo il giudice ‘sono in imminente pericolo di vita’, ma ho scelto di restare nella mia terra”.
E dopo l’intervento del vicequestore Bucci, la parola al dirigente Matricciano: “La scuola o cresce come dialogo o non è scuola, ma la dialogicità non è l’interattività, e il pericolo dell’interattività cui oggi assistiamo è la ridondanza dei punti di vista che è quello dell’influencer o del politico di turno che tentano di imporre la sua opinione. Per educare la legalità dobbiamo partire da un presupposto: l’avere a cuore e prenderci cura dei nostri studenti o saremo destinati a fallire come esseri viventi, dando ragione a chi considera l’uomo una scoria”.