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Donne d’Abruzzo, fate e streghe: incontro al Porto Antico Letterario

da Redazione

Oggi pomeriggio, 18 settembre dalle 18 tra malocchi, superstizioni, fatture e sortilegi incontro letterario alla Banchina Sud del Porto Canale di Pescara

donne d'abruzzo 18 settembre 2020

PESCARA – Venerdì 18 settembre dalle ore 18, appuntamento con l’evento “Donne d’Abruzzo, fate e streghe” che si terrà al Porto Antico Letterario di Pescara a cura dell’Associazione Porto Antico Letterario di Pescara con autori e rispettive case editrici.

Verranno presentati i romanzi “Donne di gesso” di Valeria Masciantonio e “L’Ammidia – Storie di streghe d’Abruzzo” di David Ferrante. La serata verrà moderata da Agnese Pavone. Sarà una serata di racconti fra malocchi e superstizioni, fatture e sortilegi nel nostro Abruzzo.

Si parlerà delle donne d’Abruzzo in questo evento dal titolo “Fate e Streghe – tra malocchi, superstizioni, fatture e sortilegi”. La manifestazione si terrà nel rispetto delle misura anti Covid vigenti.

TRAMA DONNE DI GESSO

A Gesso, nell’entroterra abruzzese, gli abitanti del buio si chiamano Quelli della buona sera. Entrano nelle case attraverso le porte chiuse, accendono fuochi nelle aie, rovinano i raccolti, sottraggono i bambini appena nati dalle culle. A sedici anni Carmina è già una donna, accudisce i fratelli, dà una mano agli uomini nei campi, e sa che deve tenersi lontana da Quelli della buona sera. Dell’amore ha un vago presentimento, ma non ne ha mai sentito parlare, e manco se l’aspetta più, da quando ha deciso che l’uomo che le avevano detto di prendersi non faceva per lei. Da allora, quando la sera va a prendere l’acqua, i suoi compaesani chiudono le porte mentre passa; come se fosse una strega pure lei. Ma il tempo, anche quello immobile della campagna, può essere così lungo da seppellire le chiacchiere; e il tempo di Carmina è destinato a contare tante stagioni, quelle del riposo e quelle della fatica, quelle della guerra e quelle del ritorno a casa, dai primi del Novecento agli anni Settanta. Il peso di un secolo non schiaccia il piccolo paese di campagna: lo sferza come il vento e diventa presto memoria triste divecchi; Carmina ci troverà dentro il tempo per l’amore, fragile come le cave di gesso abbandonate che danno il nome al paese, scarno, ma autentico, e il tempo per figlie e nipoti, tutte donne. Carmina e le donne di famiglia diventeranno la roccia contro la quale la superstizione e la miseria si frantumano.

TRAMA L’AMMIDIA

A prima vista si potrebbe pensare che l’Ammidia si rivolga a un pubblico locale, che condivide codici simbolici, linguistici e antropologici esclusivamente regionali. Nulla di più errato. L’intento di questa collettanea pare proprio l’esatto contrario: da un lato il curatore si propone di promuovere la conoscenza del patrimonio di tradizioni, riti e simboli oltre l’orizzonte locale, dall’altro ha un obiettivo ben più ambizioso: è di una piccola rassegna del pensiero magico che si tratta. Di un mondo di storie, credenze, usi che non si intende riproporre come puro folklore, ma come testimonianza di una cultura viva, spesso ridotta a subcultura da logiche di potere e stereotipi sociali. È il caso delle streghe e delle magare, donne che solo ricerche pazienti e la potenza dell’immaginazione hanno potuto sottrarre all’oblio, quando non a una vera e propria damnatio memoriae. Come sempre, allora, l’immaginazione offre un’opportunità. Quella della riscrittura. Così, la narrazione muove dai dati resi disponibili dalla tradizione orale o ricostruiti dalle fonti e racconta quel che potrebbe essere stato. Ed ecco, allora, che ci si avventura in un mondo apparentemente barbaro e certamente misterioso, ma sempre affascinante.

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